Questo periodo di estrema difficoltà ha falciato molte vite, non soltanto fisicamente ma anche e soprattutto psicologicamente. Ha stravolto le vite di anziani, adulti, bambini e, con maggiori risvolti negativi, adolescenti che si sono sentiti privati della loro quotidianità fatta di socialità, in un momento della loro vita in cui il contatto con il mondo è necessario. Molti sono crollati, altri si sono fatti forza. Forza e resilienza, sono le parole positive più sentite nel periodo pandemico. E se il significato di “forza” lo conosciamo più o meno tutti, quello di “resilienza” ha tratti poco chiari. Cos’è la resilienza? È la capacità di non spezzarsi quando una forte raffica di vento ti colpisce.
Così ha fatto Laura, non si è spezzata.
Laura Salafia aveva solo 34 anni, era una ragazza piena di vita, ambiziosa, allegra. Studiava a Catania, al monastero dei Benedettini, dove intere generazioni sono cresciute e si sono formate. Persino io. Laura era una studentessa, come me, come te. Era il primo luglio del 2010 e lei sorrideva, era felice, radiosa. Aveva appena superato brillantemente l’esame di letteratura spagnola: 30 e lode. Il massimo dei voti, un’abitudine per lei. E circondata dai suoi amici, festeggiava quel piccolo traguardo, un ostacolo in meno verso la laurea, che sarebbe arrivata presto. Lei ne era orgogliosa.
Un attimo prima era felice, un attimo dopo non sentiva più quella felicità. Non sentiva più le voci festose dei suoi amici, la freschezza della bibita che stava bevendo. Un attimo dopo Laura non sentiva più le gambe e le braccia. Un attimo dopo la vita di Laura era e non era. L’esistenza di quella ragazza gioiosa e ambiziosa è stata stravolta da quell’attimo.
A mezzogiorno in punto Laura crolla a terra, colpita da una pallottola vagante che le si conficca nel collo. Quella pallottola non era indirizzata a lei, no, certamente. Chi poteva volere del male a Laura? Si faceva amare così tanto. A sparare il custode della grande chiesa che affianca il monastero: non voleva colpire Laura, ma un uomo che pare lo deridesse continuamente. Laura era finita sciaguratamente in mezzo a una sciocca e futile lite.
Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato? Certo che no. Quello era il posto di Laura, lei ci passava giornate intere vicino alla sua università. E il momento. Quello era il suo momento. Ma il destino le ha giocato scacco matto ad una partita che neanche lei sapeva di giocare. Quella è stata l’ultima partita che, inconsciamente, ha giocato sulle sue gambe. Da quel 1 luglio 2010 Laura è tetraplegica, paralizzata in tutti i quattro arti. Un respiratore artificiale la aiuta a vivere e le consente di parlare. Nonostante la grandissima perdita, lei non ha mai smesso di vivere, di sorridere alla vita, di affrontarla. La sig.ra Laura Salafia, oggi non più ragazza ma donna, è uno dei più rari esempi di vera resilienza.
Per questo motivo ha ricevuto l’onorificenza dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” questo 2 giugno 2021, quale esempio di coraggio e testimonianza della volontà di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà della vita.
La manifestazione si è svolta nell’aula magna del rettorato dell’università degli studi di Catania, il prefetto Maria Carmela Librizzi, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose della provincia ha consegnato i diplomi agli insigniti, concessi con decreto del Presidente della Repubblica del 27 dicembre 2020 a coloro che si sono distinti per meriti verso la Nazione.
«[…] la gravissima disabilità non le ha comunque impedito del tutto l’impegno sociale. In questi anni ha reso la sua testimonianza in diverse scuole catanesi, coinvolgendo gli studenti e invitandoli alla riflessione sui veri valori della vita. Ha pubblicato un volume che raccoglie le riflessioni e il diario della stessa nel periodo 2011/2017».
Il toccante intervento dell’insignita ha dato ulteriore testimonianza di questa indomita forza d’animo. Il prefetto ha concluso con l’auspicio che in questo particolare e difficile momento storico l’esempio di vita offertoci dagli insigniti e da Laura Salafia sia il miglior messaggio di speranza e di fiducia per il futuro della nostra Repubblica.
La manifestazione, inserita tra le celebrazioni del 75° anniversario della proclamazione della Repubblica si è svolta in una sede particolarmente prestigiosa quanto significativa: l’Università degli Studi di Catania. La scelta non è stata casuale, simboleggia un ideale passaggio di consegne tra gli insigniti e le nuove generazioni cui fornire esempi di impegno, del servizio reso agli altri nell’interesse del bene comune. «Non possiamo tralasciare nessuna occasione per fornire ai giovani esempi virtuosi del vivere civile, per evitare che purtroppo molti giovani si perdano dietro falsi miti di una vita senza regole, dediti esclusivamente allo svago fine a se stesso» ha sottolineato il prefetto.
«Sono onorata che il presidente Sergio Mattarella abbia pensato a me.» Queste le parole di Laura dopo la cerimonia.
«Quando ero nel pieno del vigore – ha dichiarato nelle prime interviste rilasciate alla notizia dell’onorificiena – ritenevo di poter fare tutto da me. Ora riscopro il senso della fragilità della vita, l’incapacità di poter agire da sola. Quando sono uscita per la prima volta in giardino, tanti anni fa, a Montecatone, con mio papà (a Montecatone Laura ha fatto una lunga riabilitazione ndr) ci siamo fermati insieme ad ammirare gli alberi e i fiori. Li annusavo tutti. Tante volte, presi dalla quotidianità e dalla frenesia, non ci rendiamo conto dello splendore che ci circonda». E anche adesso che il dolcissimo padre di Laura non può esserle fisicamente accanto, perché morto nei terribili mesi della pandemia, Lei continua ad invitarci a guardare ogni giorno il mondo con occhi nuovi, grati di tutto ciò che ci è stato dato ma che soprattutto non ci è stato tolto. Quella pallottola quel 1 luglio, ha spezzato le sue gambe ma non il suo spirito.
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