Titolo della settimana: La lunga estate calda, 1958, di Martin Ritt.
Tratto dai racconti di Born Burning e dal romanzo The Amlet di William Faulkner, uno dei melodrammi della Hollywood dorata degli anni 50, decennio fecondo di un genere e di un’epoca, ambientato nel profondo sud americano, da sempre termometro delle tensioni sociali e dei cambiamenti del paese e dove il regista e gli sceneggiatori sono riusciti a ricreare il clima torrido sia meteorologico che metaforico, dove gelosie, ipocrisia, violenza, amori e intolleranze sono dietro l’angolo pronte a esplodere. L’arrivo, come in un film western, di Ben Quick non fà altro che accelerare l’evolversi degli eventi, vista la fama di incendiario che lo accompagna. Ed è per questo che è subito malvisto dagli abitanti del luogo. Tranne dal signore più ricco e potente, Wil Warner che colpito dal carattere ribelle del ragazzo e dalla sua sfrontatezza lo assume come lavorante nella sua grande casa. Ben ricambia conquistando sempre più la sua fiducia che fa da contraltare al deteriorarsi dei rapporti, già tesi, di Warner con i due figli Jody e Clara. Di più non sveliamo di un film della serie “così non se ne fanno più” e dove i temi affrontati da Martin Ritt, regista non dico dimenticato ma sottostimato: meriterebbe una approfondita rivisitazione, a cominciare da questa pellicola, dovesi possono trovare tutti gli ingredienti dei grandi drammi familiari e sulle pulsioni dei giovani nell’America post-bellica e dove la spaccatura tra genitori e figli si fa sempre più evidente. Come già preannunciava Nicholas Ray con Gioventù bruciata del 1955, epocale film manifesto. La lunga estate calda oscilla tra il dramma e la commedia che secondo me impedisce al film di volare alto, anche se resta godibilissimo perché siamo sempre dalle parti del cinema con la “c” maiuscola, con un cast stellare che oltre a Paul Newman e Joanne Wodword, che in questo film si innamorarono e l’anno dopo si sposarono; all’immenso Orson Welles che illumina il film per finire con Anthony Franciosa e Angela Landsbury, famosa in Italia con La signora in giallo.
Ri-vedere questo film è come immergersi nella Hollywood leggendaria del tempo con uno dei generi che riempivano le sale e ancora oggi gode di ottimo gradimento ad ogni passaggio televisivo. Paul Newman, Marlom Brando, James Dean, Natalie Wood, Montgomery Clift e Rock Hudson incarnavano la sofferenza e il malessere dei giovani degli anni 50 che il cinema con autori del calibro di Ray,Kazan ,Sirk e altri avevano capito. E toccherà proprio a Elia Kazan togliere definitivamente la parola commedia accanto a melodramma col capolavoro assoluto del 1961: Splendore nell’erba.