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68° lacrimazione – Tscherring: Dio è grande e non si vergogna di manifestare i suoi sentimenti

68° lacrimazione – Tscherring: Dio è grande e non si vergogna di manifestare i suoi sentimenti

Gremita di sacerdoti per la XXIX giornata Mariana, organizzata dalla Conferenza Episcopale Siciliana: “Assidui nell’unione fraterna” esercizi di fraternità presbiterale, e fedeli, l’area esterna della Basilica santuario Madonna delle Lacrime, nel pomeriggio di mercoledì 1 settembre ha avuto luogo la solenne Messa conclusiva dei festeggiamenti per il 68° anniversario della Lacrimazione, e il rito della consegna del Pallio all’Arcivescovo di Siracusa. I riti iniziali della celebrazione Eucaristica sono stati officiati da Monsignor Emile Paul Tscherrig Nunzio Apostolico in Italia. L’Arcivescovo Lomanto dopo aver pronunciato il giuramento ha ricevuto sulle sue spalle, dalle mani del Nunzio il paramento di lana d’agnello e ha continuato egli stesso la celebrazione eucaristica come previsto dal rito liturgico.

Il rappresentante Pontificio che per l’occasione ha tenuto l’omelia, si è soffermato sulle letture proclamate, in particolare ponendo lo sguardo sul 31° capitolo del Libro di Geremia: una commovente sezione definita “Libro della consolazione e annunci di speranza”, scritto dopo il dramma dell’esilio babilonese del popolo di Israele. Attraverso il profeta, Dio stesso confessa il suo affetto e sente per il suo popolo profonda tenerezza, fino a commuoversi, promettendo il ritorno in patria degli esuli e una discendenza.

Dio è grande e non si vergogna di manifestare i suoi sentimenti per noi e viene a noi per dare la sua consolazione”, afferma Tscherrig. Nella visione escatologica di san Giovanni, riecheggia il messaggio di speranza di Geremia, infatti nell’Apocalisse è scritto che Dio sarà definitivamente l’Emmanuele, cioè Dio con noi, pertanto il lamento e la morte non saranno più, perché le cose di prima sono passate, e Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi. “Queste parole ci danno la certezza che non siamo dimenticati da Dio nelle nostre miserie e prove di vita. Perché i dubbi cedano il passo alla certezza e la sofferenza alla gioia è necessario credere con tutto il cuore che il Signore non ci abbandona mai e fa nuove tutte le cose”.

L’arcivescovo Francesco nel suo discorso prima dell’affidamento della diocesi al cuore immacolato di Maria, è voluto tornare con la mente e il cuore al 29 giugno scorso, giorno della benedizione del Pallio nella Basilica Vaticana, segno della unità con Pietro, e del pastore liberato da sé che da la vita per il gregge e libera i fratelli. Con le parole del papa San Gregorio Magno che concesse il pallio a san Giovanni vescovo di Siracusa, il nostro Arcivescovo ha sapientemente delineato la figura del pastore: “discreto nel silenzio, utile con la parola, vicino a tutti con la carità, superiore ad ognuno per l’abitudine alla contemplazione, con umiltà vicino a chi compie il bene, con forza e per amore della giustizia schierato contro le malvagità, attento a non indebolire la vita interiore sotto l’urgenza delle occupazioni esteriori e a non trascurare gli impegni temporali con il pretesto della vita interiore”.

Mons. Francesco ha sottolineato che l’Arcivescovo di Siracusa è il custode del Reliquiario delle Lacrime della Madonna, sgorgate dal prezioso quadretto, e non ha caso l’imposizione del Pallio è avvenuta l’1 settembre, poiché egli sin da subito ha desiderato apporre nel suo stemma il Santuario Mariano di Siracusa e le lacrime stesse della Vergine.

Il presule ha inoltre chiesto di pregare per lui, salutato cordialmente gli arcivescovi e vescovi convenuti, i presbiteri i diaconi, i consacrati, le distinte autorità e l’intera Chiesa Siracusana, incamminandosi con Essa verso Cristo, all’alba di questo nuovo anno pastorale.

 

 

Vincenzo Maria Rio

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