Una vittoria per i sindacati del comparto scuola, che vede riconosciuto il lavoro dei docenti come usurante, anche se rimangono fuori dal provvedimento i docenti ed il personale ATA della scuola secondaria di II grado.
Così a partire da questo anno grazie alla nuova Legge di bilancio e alle modifiche apportate alla normativa sull’Ape sociale, potranno beneficiare dell’anticipo pensionistico oltre agli insegnanti della scuola dell’infanzia, anche i docenti e i collaboratori scolastici della scuola primaria, in quanto rientrano nella categoria dei lavori usuranti. Indagini periodiche svolte all’estero hanno dimostrato che i lavoratori della scuola, soprattutto i docenti, sono vittime del burnout, uno stato di stress dovuto da lavoro correlato che sempre più spesso colpisce tutto il personale della scuola dagli insegnanti, ai presidi, al personale ATA … nessuno escluso. Un dato ormai provato, che ha convinto a inserire l’insegnamento tra i lavori usuranti. Una novità attesa da tempo che dà la possibilità agli insegnati della scuola primaria che hanno maturato dai 30 ai 36 anni di contributi e raggiunto i 63 anni di età , di lasciare il circuito lavorativo della scuola.
In attesa che gli stessi raggiungano i requisiti per la pensione riceveranno un assegno ponte che potrà raggiungere un massimo di 1.500 euro lordi al mese pari a 1.150 euro netti, per 12 mensilità all’anno.
Per i soggetti in possesso di certificazione di invalidità civile superiore o uguale al 74%, coloro che assistono i famigliari (caregiver) in situazione di difficoltà e i lavoratori disoccupati privi di strumenti di sostegno, sarà possibile grazie all’Ape sociale chiedere di anticipare la pensione.
Oggi insegnare è sempre più difficile, la categoria degli insegnanti è posta sempre più sotto pressione, divisa tra le aspettative interne, cioè quelle di poter insegnare secondo i propri convincimenti personali ed il proprio stile professionale e le aspettative esterne. Negli ultimi anni il mondo della scuola ha subito cambiamenti sostanziali che hanno contribuito ad accrescerne la complessità: è cambiato il modo di rapportarsi dei ragazzi nei confronti degli insegnanti, sono cambiate le aspettative delle famiglie, le classi sono sempre più numerose, anche per l’ accresciuto numero di alunni extracomunitari, il continuo susseguirsi delle riforme, la necessità dell’aggiornamento continuo dovuto all’evoluzione informatica e altro ancora; elementi che hanno contribuito a creare un carico di lavoro non indifferente per gli insegnanti impegnati notevolmente a scuola come a casa, non ultimo l’inadeguatezza degli stipendi. Per non parlare della sensazione di scarsa rilevanza all’attività dell’insegnante.
Le conseguenze di questo stato di cose possono portare un insegnante ad uno stato di logoramento ed esaurimento psico-fisico, appunto il burn-out, che colpisce un gran numero di insegnanti, con ricadute non solo sul livello culturale ed educativo dell’insegnamento, ma anche su quello economico, per i costi sociali che comporta. Gli effetti di questa situazione sono deleteri in quanto la persona carica di energia e di voglia di fare, gradualmente passa dalla a frustrazione ad uno stato di reale impotenza. Questo perché, non sempre è possibile modificare l’ambiente, i ritmi di lavoro e le richieste esterne che non contribuiscono ad affrontare meglio le situazioni poco favorevoli.
Per questo è importante fornire un sostegno ed un aiuto importante a tutti i lavoratori della scuola valorizzandone gli aspetti positivi individuali e le risorse personali.