LA SICILIA DI SCIACIA E PEDRI – OMAGGIO AL SIRACUSANO RANDONE A 100 ANNI DALLA NASCITA

Titolo della settimana: A ciascuno il suo, 1967 di Elio Petri.

Tra il 1967 e il 1968 due romanzi di Leonardo Sciascia, il giorno della civetta di Damiani e A ciascuno il suo di Petri vengono portati sul grande schermo. Elio Petri picconatore del nostro cinema ancor prima che questo termine venisse poi coniato per un Presidente italico. Ogni film una stilettata, o meglio una picconata con polveroni e vespai di polemiche. Con A ciascuno il suo, Petri, l’uomo delle indagini su cittadini al dì sopra di ogni sospetto, fa’ le prove generali per i futuri capolavori. Al già bel romanzo di Sciascia, che del mondo siciliano era un fine conoscitore, Petri, con l’aiuto di Ugo Pirro, sceneggiatore con due nomination oscar per il cittadino e il giardino dei Finzi Contini, rende la storia ancor più completa accentuandone l’impronta politica. La Sicilia di Petri è soffocata da sospetti e omertà, dove la splendida location di Cefalù, scenario naturale di rara bellezza, messa in risalto dai raggi del sole,fa da contraltare ad uno scenario umano ben più cupo .

Gian Maria Volontè nella parte di Paolo Laurana si immerge, come suo solito, nel personaggio, arrivando a Cefalù, in gran segreto, molto prima dell’inizio delle riprese per studiare usi,costumi e accento siculo del luogo. Paolo Laurana -Volontè, professore di Liceo, pendolare tra Cefalù e Palermo, non crede alla pista passionale quando due suoi amici vengono uccisi nel bel mezzo di una battuta di caccia. Le vittime sono il farmacista Arturo Manno e il dottor Roscio.

Inizia così una indagine personale, ma rischia di essere risucchiato da un mondo fatto di inganni, omertà, prelati potenti e ambigui politici, dove l’intricata matassa viene dipanata lentamente, scena dopo scena, dove notiamo sempre ,qualcuno che spia o qualcuno che scruta, dove Laurana è un solitario incapace di capire veramente ciò che accade sotto i suoi occhi, tormentato dalla bellezza e dalla sensualità, e chi non lo sarebbe, di Irene Papas-Luisa, moglie del dottore ucciso e cugina dell’avvocato Rossello. Se Il giorno della civetta è un buon film, qui siamo di fronte ad un quasi capolavoro, che insieme a Salvatore Giuliano del 1963 fa’ parte di quel filone siciliano di impegno civile inaugurato da Germi nel 1949 con In nome della legge, già recensito. Oltre a Volontè, cast di alto livello con Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Luigi Pistilli, Leopoldo Trieste e il siracusano Salvo Randone, un attore straordinario, che ha lavorato con tutti i grandi dell’età d’oro del nostro cinema, lasciando la sua impronta anche in teatri e in televisione e che Petri più di tutti seppe sfruttare al massimo nelle sue pellicole. Geniale la colonna sonora di Luis Bakalov.

Il film si aggiudicò 4 nastri d’argento e una meritata Palma d’oro a Cannes. Chiudiamo con una curiosità, il manifesto del film ebbe all’epoca problemi con la censura che riteneva l’immagine scabrosa, l’Italia è da sempre uno strano paese e Petri più di altri lo aveva già capito.

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