A Priolo i festeggiamenti di “ San Giuseppe Operaio”

sono stati occasione di profonda riflessione

 L’aria di festa nel popoloso quartiere  di  San Focà a Priolo Gargallo per l’ annuale festività di San Giuseppe “Lavoratore, patrono dei lavoratori”, quest’anno è  coincisa con la Festa del Lavoro per cui la riflessione religiosa è d’obbligo: Giuseppe, grande esempio di lavoratore con  il lavoro delle sue mani assicurò il sostentamento a Gesù Bambino e alla Vergine Maria, partecipando straordinariamente alla realizzazione del  disegno di salvezza di Dio.

Pian  piano i rumori della festa si spengono, ma la gioia e la leggerezza vissuta dagli abitanti del quartiere e dai priolesi per il ritorno alla quasi normalità dopo le restrizioni causate dalla pandemia, lasciano il posto in tante famiglie del comprensorio priolese e non solo, ad un’altra preoccupazione, la precarietà del lavoro per  i dipendenti  del petrolchimico. Per la prima volta, a quasi cinquant’anni dalla fondazione, si palesa il reale  pericolo di una chiusura dell’impianto petrolchimico dovuta alle sanzioni alla Russia di Putin, con conseguente collasso dell’intera zona industriale  considerata  uno dei più importanti poli energetici d’Europa. Proprio  in occasione del 1 maggio, giornata in cui anche la Chiesa riconosce la dignità del lavoro  come dovere dell’uomo e prolungamento dell’opera del Creatore,  il sindaco Pippo Gianni ha ribadito che lo scenario che si profila all’orizzonte al momento non è dei migliori  “avremmo voluto parlare di  ripartenza  dopo la pandemia , invece siamo chiamati a fare i conti con un conflitto che oltre a portare morte e distruzione sta portando inevitabili conseguenze sulle economie mondiali e anche sul nostro paese “

Il primo cittadino in una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi  chiede di  trovare al più presto  una soluzione e avanza la richiesta dell’ invio di risorse straordinarie al fine di evitare la disastrosa condizione in cui si trova al momento la raffineria Isab/ Lukoil la cui deriva potrebbe determinare un reale fenomeno di povertà , degrado sociale,  disuguaglianza lavorativa. Ricordiamo che la dismissione della raffineria  porterebbe alla perdita di 10.000 posti di lavoro tra occupazione diretta e indiretta e la distruzione di tante piccole e medie imprese che operano nell’indotto delle lavorazioni petrolifere.  Le vicende industriali della provincia di Siracusa erano già da tempo interessate da forte criticità, ma le conseguenze della guerra e delle sanzioni rischiano di far diventare la situazione veramente drammatica: Bisogna agire presto ed in modo concreto. Anche il Papa  ha ribadito  spesso che il “ Lavoro è un diritto fondamentale che dà dignità al lavoratore e permette ai cittadini di andare avanti .” La disoccupazione estesa sul territorio  dovrebbe fortemente portare tutti a riflettere sulle conseguenze dovute al fermo degli impianti del Petrolchimico  che porterebbe portare ad un  disastro economico, occupazionale e sociale .  L’auspicio è quello che   governanti,  imprenditori,  sindacati e  agenti sociali si uniscano in un grande patto per fermare l’aumento della povertà e promuovere il  lavoro grazie ad  iniziative concrete e fattibili  per sostenere i lavoratori e le loro famiglie

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