Titolo della settimana: Easy Rider.

Un uomo è andato alla ricerca dell’America, ma non è riuscito a trovarla” dal manifesto originale del film.

Easy rider-libertà e paura, provocatorio ed epocale, ha dato il via libera, insieme a Il Laureato, al movimento della New Hollywood, in grado di intercettare quel clima di malessere e cambiamento nel mondo occidentale, accelerato dagli omicidi di M. L. King e di Bob Kennedy, dai carri armati russi a Praga e altri pericolosi focolai e tensioni dai quali nemmeno l’Italia rimase immune, con la strage di Piazza Fontana a scuotere la penisola, lasciando presagire anni di sangue e piombo.

Dennis Hooper,  già protagonista della Hollywood classica al fianco di James Dean nell’intramontabile Gioventù bruciata, voleva da tempo realizzare pellicole lontano dagli studios e il suo incontro con Peter Fonda fu in questo senso profetico. Ai due, strada facendo si uni un giovane di belle speranze, ma ancora indeciso se intraprendere o meno la carriera di attore, la nomination oscar per l’interpretazione dell’avvocato alcolista in questo film lo convinse a proseguire, ed è stata una fortuna per noi cinefili e per tutto il cinema, stiamo parlando del tre volte oscar Jack Nicholson.

Fin dai primi fotogrammi di Easy rider capiamo che siamo di fronte ad una pellicola controcorrente, tutta all’opposto del mito americano, i nostri antieroi viaggiano verso sud e verso est, mentre il mito,  come ben sappiamo è imperniato sulla conquista dell’ovest, il West. Il loro obiettivo è arrivare a New Orleans in tempo per il carnevale, dove intendono piazzare una partita di droga acquistata in Messico e nascosta all’interno dei loro choppers. Sono dei fuorilegge nelle azioni, ma non nell’animo e nello spirito libertario, sono contro il Vietnam, contro il razzismo e contro i soprusi, gran parte del loro guadagno sarà destinato all’acquisto di nuove moto, per continuare a vagare liberi e senza meta, sul loro percorso, tra viaggi psichedelici, hippy strafumati, bordelli, poliziotti brutali e cittadini poco raccomandabili, si imbatteranno in un avvocato di buona famiglia, Nicholson, che dopo averli aiutati a uscire di prigione si unirà a loro in cerca di aria pulita e libertà.

Una pellicola tutta girata in luce naturale, bivacchi notturni compresi, immortalata dalla fotografia di Victor Kovacs, tra i paesaggi sterminati del sud ovest,  dove al posto dei cavalli troviamo le moto,  come vedete nella mitologia americana il western è sempre dietro l’angolo, anche se in diverse forme. E anche se,  come detto,  il viaggio è all’incontrario nella polverosa provincia americana. Colonna sonora scelta e curata personalmente da Hopper, composta da pezzi come Born To be  Wild degli Steppenwolf, i Bird, fino ad arrivare al rock duro di Jim Hendrix, accompagna il viaggio di Billy e WyattCapitan America e diventa anima del film, come era successo già per il Laureato. Di questa lezione farà tesoro Quentin Tarantino per i suoi film d’esordio Le iene e soprattutto Pulp fiction. Tutto questo serve ad accompagnare lo spettatore verso quell’immenso finale con la bandiera americana che prende fuoco, ma da quel fuoco che seppellirà metaforicamente una generazione piena di speranze, nasce la stagione della New Hollywood, arriveranno  Coppola, Scorsese, Altman, Carpenter, Spielberg, De Palma, Pollack e tanti altri, una generazione di fenomeni per riprendere e portare a termine il lungo viaggio. Buona visione

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Il 14 settembre è scomparsa Irene Papas, grandissima attrice greca che anche nel cinema italiano ha scritto pagine indelebili. Lo stesso giorno, quarant’anni fa, ci lasciava, tragicamente la principessa di Monaco Grace Kelly. Sul nostro giornale one line troverete parecchi film dedicati a queste straordinarie e irripetibili star. Esempio di quando bellezza e bravura vanno di pari passo.

Grace Kelly

Irene Papas

 

 

 

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