SI INASPRISCE L’AZIONE DI PROTESTA DELLE FORZE SINDACALI,
SOCIALI, ISTITUZIONALI E IMPRENDITORIALI

Per la prima volta dalle restrizioni pandemiche quasi tutta la provincia aretusea si è ritrova massicciamente in piazza per chiedere di scongiurare il paventato pericolo di “chiusura” della propria zona industriale.

Settemila persone, oltre l’indotto, infatti rischiano il proprio posto di lavoro per effetto delle sanzioni contro la Russia che bloccano l’importazione del petrolio Russo verso la Lukoil.

L’evento è stato organizzato per la giornata di venerdì in concomitanza del tavolo ministeriale convocato proprio per affrontare la delicata questione “che tuttavia – come osserva Paolo Sanzaro della Cisl siciliana – non esaurisce  la somma delle criticità che stanno interessando la più l’importante realtà economica siciliana nonché polo strategico dell’intero sistema Italia.

Assente la Uil, Roberto Aloisi della Cgil e Vera Carasi della Cisl hanno così congiuntamente commentato la giornata ieri: “Nelle stesse ore in cui la Città di Siracusa si colorava di bandiere, striscioni e vessilli istituzionali in difesa dello sviluppo economico ed industriale del nostro territorio, nessuna garanzia concreta per la continuità produttiva e occupazionale della Lukoil proveniva dal contemporaneo incontro fissato al ministero. Il Tavolo ministeriale rinvia la decisione ad un ulteriore tavolo con l’Europa e ad un altro passaggio con SACE. E intanto lo spettro di una chiusura della Lukoil si avvicina sempre di più e con esso si complica sempre più il destino occupazionale di migliaia di lavoratori. Il conto alla rovescia è già partito per la Lukoil e per tutto il nostro apparato industriale. Al tavolo ministeriale, nonostante sollecitati, non vengono affrontati i temi cruciali del sequestro dell’impianto di depurazione (IAS) e della prospettiva futura dell’intero nostro Polo industriale. Assolutamente marginale e quasi silenziosa la posizione del Presidente della Regione Sicilia, presente ai lavori. L’assenza al tavolo del sistema bancario Italiano, nonostante fosse invitato a partecipare ai lavori, oltre ad essere uno sgarbo istituzionale, non lascia presagire nulla di positivo.

Lo abbiamo detto dal palco a gran voce stamattina: mai più come prima. Noi non staremo a guardare, né faremo da stampella a nessuno. La grande manifestazione di oggi e lo sciopero generale di tutti i lavoratori dell’area industriale segna solo il primo il passo della protesta e della nostra rivendicazione. Nelle prossime ore, unitariamente alle articolazioni sociali ed economiche della nostra comunità, decideremo ulteriori azioni di protesta più eclatanti ed incisive. Lo abbiamo promesso alla Città, lo dobbiamo ai 10.000 lavoratori a rischio, lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli.”

Sebastiano Tripoli della Femca Cisl, presente al tavolo romano si è così espresso: “Altra strada che abbiamo proposto al governo è quella di guardare ad una possibile proroga dei termini dell’embargo, così come si è fatto in due raffinerie Lukoil in Bulgaria e Romania che hanno ottenuto una deroga.

Delegazione Cisl a Roma

Al governo abbiamo chiesto di esplorare con l’Unione europea la possibilità di muoversi in tal senso.

L’ultima questione riguarda una soluzione forse più complessa e dai tempi più lunghi: la nazionalizzazione della società Lukoil. Questo potrebbe essere utile a continuare le attività di produzione e il governo in tal senso ha dimostrato tanta sensibilità non escludendo questa possibilità. Una soluzione che riporterebbe a casa un pezzo di industria che abbiamo ceduto, a suo tempo, con la speranza che potessero garantire l’occupazione e i processi di indipendenza energetica e di sviluppo industriale.

Ci siamo dati appuntamento entro la fine di dicembre e non per proseguire una discussione, ma per poterci confrontare sulle soluzioni che il governo nel frattempo potrà trovare.

L’Isab ha dichiarato che farà in modo di prolungare per quanto più possibile le attività della raffineria ben oltre il 5 dicembre. Lo farà mettendo in campo una serie di interventi di manutenzione che verranno anticipati per garantire ai lavoratori di continuare le loro attività senza ulteriori disagi”.

“ In corteo per salvaguardare il futuro del polo petrolchimico di Siracusa” anche Confartigianato Sicilia: “È ormai indispensabile – dice il suo presidente Daniele La Portache il nostro polo petrolchimico diventi autonomo, costruendo finalmente anche un proprio depuratore. Un’infrastruttura necessaria al funzionamento della zona industriale che, se compromesso, rischia di danneggiare il lavoro delle imprese del territorio”.

Stamane diverse migliaia di persone hanno partecipato al corteo a sostegno dell’aera industriale di Priolo, dal titolo “Industriamoci insieme per costruire il futuro”. A destare particolare preoccupazione anche la vertenza Lukoil. Alla manifestazione era presente la Consulta delle associazioni di categoria di Siracusa.

Emblematiche la dichiarazioni del senatore siracusano Antonio Nicita, circa la necessità di costruire un clima di collaborazione per sbrogliare l’intricata questione: “Non solo solidarietà, ma protagonismo del territorio unito, anche nella proposta.

Mentre aspettiamo gli sviluppi dell’azione del Ministro Urso – cui riconosciamo l’impegno in questa vicenda sia per governare i prossimi mesi sia per soluzioni strutturali – si disvelano man mano le reali intenzioni e strategie economico-finanziarie di tutti gli attori in campo, al di là del tema sanzioni, ostacolo ormai superato come argomentazione, vera o strumentale, grazie alla comfort letter.

In supporto e in collaborazione all’azione del governo sull’area industriale del siracusano, come ho avuto occasione di anticipare personalmente questa settimana al Ministro Urso, siamo al lavoro per una serie di ulteriori proposte concrete, attivabili ove necessario, che intendiamo presentare in parlamento, coinvolgendo tutta la rappresentanza siracusana di maggioranza e opposizione.

Siamo consapevoli che, oltre la questione della raffinazione, l’intera area necessiterà quanto prima di una strategia lungimirante e complessiva che metta insieme le tre parole che oggi salivano dal corteo che ha riunito migliaia di lavoratori e di giovani: lavoro, salute, legalità”.

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