All’Urban center presenta “Anna che sorride alla pioggia” e “Universi di-versi”
Sono stati due momenti molto emozionanti quelli vissuti martedì 5 dicembre u.s. mattina e pomeriggio presso l’Urban center di Siracusa tra le scolaresche della scuola primaria degli istituti comprensivi “G. Costanzo”, con la dirigente scolastica presente la prof.ssa Lenora Coco, e “P. Orsi” di Siracusa e Guido Marangoni, scrittore, attore, ingegnere informatico e docente di informatica a Padova presso il corso di laurea in Comunicazione, che, successivamente, ha incontrato liberi cittadini, docenti e rappresentanti delle associazioni di persone con diversa abilità.
Dopo i saluti del vicesindaco Edy Bandiera e dell’assessore alle Politiche sociali del comune di Siracusa Barbara Ruvioli, di Cinzia Calandruccio e Simona Corsico, rispettivamente presidente e vicepresidente di Aipd –associazione italiana persone Down- sezione di Siracusa e del presidente dell’associazione nazionale carabinieri Siracusa, Valentino De Ieso, ha preso la parola la Demea Eventi Culturali con Luisa Oliveri, referente per la Sicilia, per presentare appunto l’ospite d’eccezione.
Guido Marangoni nel 2017 ha pubblicato il suo primo libro “Anna che sorride alla pioggia” con Sperling & Kupfer vincitore del “Premio selezione Bancarella 2018” e nel 2018 è stato nuovamente speaker al TEDx con un nuovo talk “La fragilità nell’imbarazzo nasconde una nuova speranza“.
“Ci sono disabilità che si vedono dagli e con gli occhi e tante disabilità che non si vedono perché ognuno di noi possiede una fragilità, cioè una diversa abilità in quanto siamo tutti diversamente abili”.
Sono state queste le prime parole di Guido Marangoni che ha coinvolto le scolaresche intervenute attraverso il suo spettacolo fatto di parole e cartoni animati ma, soprattutto, di emozioni.
Marangoni ha invitato tutti all’utilizzo delle parole in modo responsabile e ad avere sempre un sorriso per quello che accade nella vita di tutti i giorni.
“Le parole sono importanti. Pensiamo ad una persona che ci sta a cuore –ha detto- e pensiamo ad una parola che questa persona ci dice e che ci fa stare bene e ad un’altra che, invece, ci fa stare male. Sono solo parole ma il loro potere è veramente grande, dunque occorre curare le nostre parole e imparare a dire ciò che ci vorremmo sentire dire”. Attraverso dei disegni proiettati sullo schermo, Guido Marangoni ha fatto percepire l’importanza di alcune parole come esclusione, separazione e inclusione, mettendo appunto in evidenza come non ne usiamo spesso alcune, come ad esempio la parola “inclusione”. Purtroppo il suo contrario, “esclusione” è una parola che viene spesso messa in atto quando ognuno di noi viene “non incluso” e cioè quando non viene accolto in un qualsiasi gruppo.
“Se ci confrontiamo con la logica dell’accoglienza e dell’inclusione solo per accogliere le persone con disabilità e considerarle “poverine”, ovvero per commiserarle –ha aggiunto lo scrittore-, non ci approcciamo a loro in maniera corretta perché dobbiamo considerare che dietro ogni diversa abilità, ci sta una persona ed è da lì che occorre partire”.
Uno dei cartoni animati che hanno più colpito gli alunni presenti è stato quello in cui si è descritta la storia del personaggio dal nome Vanellope, una bambina definita “glitch”, termine che nei videogiochi indica il “diverso”, ma che riesce a vincere la sua corsa e soprattutto, riesce a instaurare un’amicizia con Ralph “spaccatutto”. “Due “diversità” che si incontrano –ha aggiunto Marangoni– e da cui nasce una bellissima amicizia”. Ecco dunque che il tema della diversità diventa unione, forza, coesione.
Guardare alle proprie diversità può servire a raccontarle e a farle diventare un punto di forza.
“Incontrarsi e parlare è l’unico modo per trovare denominatori comuni, dunque cose che ci uniscono, come le nostre diverse abilità nascoste ma soprattutto, scoprire le persone che si nascondono dietro queste diverse abilità”.
Guido Marangoni esordisce così nell’incontro del pomeriggio moderato da Prospero Dente, giornalista, parlando della nascita della loro ultima figlia da cui è scaturito il libro “Anna che sorride alla pioggia”: “Quando è arrivata Anna in realtà volevamo un figlio maschio e quando abbiamo saputo che era un’altra femmina, ne abbiamo già altre due, ho pensato che non ce l’avevamo fatta un’altra volta”. Avere un figlio con sindrome di Down si può sapere prima attraverso delle analisi ma c’è chi, come Guido e Daniela, non hanno voluto fare nulla preventivamente se non l’amniocentesi, perché come disse loro una dottoressa, “sapere prima non doveva necessariamente precludere una scelta ma era un’occasione per essere pronti ad un incontro”.
Marangoni, infatti, ha poi continuato affermando che “La sindrome di Down è una cattiva notizia, ma la bella notizia è la persona che sta arrivando, cioè la persona che ha la sindrome e ci sta dietro”. Spostando il punto di vista, dunque, si può vivere una vita diversa e sicuramente più incline a vedere l’individuo e non la sua disabilità.
Marangoni, ha poi parlato della “confidenza” asserendo, in particolare, che la parola deriva dal latino “confidentia” che vuol dire “fiducia, impudenza”. “Occorre avere confidenza –dice ancora Guido Marangoni-, con la diversità per abbracciarla e per considerare la persona prima di tutto, prima della diversa abilità che si manifesta. Questo è quello che è accaduto alle mie due figlie più grandi quando hanno saputo di Anna, in quanto avevano già conosciuto una loro amica con sindrome di Down”.
Marangoni ha poi parlato del “desiderio di tornare a casa” e di scrivere un libro. “Si scrive un libro per lasciare traccia di sé, come io l’ho fatto per lasciare traccia di me. E lascio tracce di me –ha continuato- per tornare a casa”. Questo passaggio è stato tratto dal libro “Universi di-versi” e in particolare quando si parla della solitudine non imposta la quale, come afferma ancora l’autore, “lavora per sottrazione riesce a raccontare ciò che non è, che non c’è più e che forse davi per scontato”.
Sono state tantissime le frasi da cui prendere spunto per una profonda riflessione, come ad esempio, “Procrastinare ci fa rinviare la felicità”, oppure “Ognuno di noi deve essere salvato nella tempesta e non dalla tempesta”.
In merito alla cura della fragilità, Marangoni ha fatto un discorso partendo dalle etichette con scritto “fragile”, sulle scatole da imballaggio. “L’etichetta con scritto “fragile” –ha concluso l’autore- induce molta cura nel prendere la scatola. Dunque se un nastro riesce a intercettare la nostra cura, perché non possiamo riuscirci anche noi, raccontando la fragilità che abbiamo dentro o intorno a noi, con modi dinamici e leggeri, così da intercettare la cura che c’è nelle altre persone”?
L’evento si è concluso con applausi e autografi sulle copie dei libri presentati ma soprattutto, con un arrivederci al prossimo incontro, perché Guido Marangoni è un bel momento di vita raccontato con leggerezza e semplicità non sempre riscontrabili nel mondo della fragilità, ma di cui tutti abbiamo bisogno.