Quando il calcio era passione. Miglior film sportivo dell’anno

Titolo della settimana: La bella stagione di Marco Ponti,2022.

Gli anni d’oro (del grande Real) della grande Samp, gli anni delle immense compagnie, gli anni di che belli erano i film, gli anni in motorino sempre in due” così cantava Max Pezzali in una delle sue hits di maggior successo, e cambiando il nome Real con Samp fotografa una delle favole più significative del nostro calcio, quando lo scudetto approda in lidi diversi dai soliti. Questo straordinario docufilm è nato da un’idea di Gianluca Vialli e Roberto Mancini, autori anche del libro omonimo, che sono riusciti a contagiare nel progetto il professore e regista Marco Ponti, un’amarcord di quella stagione che portò la Sampdoria, prima a vincere lo scudetto 1990-1991 e l’anno successivo a disputare a Wembley la finale di Coppa dei Campioni, quando ancora si chiamava così, contro il Barcellona.

Ma partiamo dall’inizio: Estate 1990, i mondiali in Italia sono finiti, per noi in modo amaro, In un’osteria di Genova, ritrovo fisso dei giocatori blucerchiati, i senatori della squadra Vialli, Mancini, l’Anna, Vierchowod, Lombardo, Pagliuca sottoscrivono un patto sulla parola, nessuno lascerà Genova senza aver vinto lo scudetto. E qui lo sport, in questo caso Il calcio incrocia la leggenda e prima di essere vittoria sportiva è una storia di valori e amicizia che ha coinvolto il mondo Samp dal Presidente padre Paolo Mantovani, al pittoresco e volpone allenatore Boskov, all’ultimo dei magazzinieri. Certo tra il dire e il fare vi erano di mezzo corazzate come, il Milan degli olandesi, l’Inter tedesca, il Napoli di un certo Maradona e la Juve di Baggio e Schillaci. È un campionato strano, come di solito capita nelle stagioni post mondiali, con la Samp che va in crisi a metà febbraio con tre stop consecutivi che sembrano tarparle le ali, ma da marzo in poi cambia marcia e sbancando Napoli e San Siro vola verso il tricolore, entrando di diritto tra le grandi epopee, insieme agli scudetti del Torino, del Napoli di Diego, del Cagliari di Riva e in epoca più recente a livello internazionale del piccolo grande Leicester dell’italiano Ranieri in Inghilterra. Molto bravo e fine Marco Ponti a non esagerare con le scene di calcio giocato così da lasciare spazio al racconto emotivo dei protagonisti.

Tutti con aneddoti e ricordi, fino a formare un puzzle e un documento storico di una stagione irripetibile che ha il suo canto del cigno Nella notte di Wembley contro il Barcellona. Sullo sfondo un calcio, ancora per poco, a misura d’uomo con un’aria fresca e pulita ormai scomparsa, dove goliardate, amicizia e senso d’appartenenza avevano un alto peso specifico , oggi sostituite da un Mondo freddo e virtuale, dalla vittoria a ogni costo e dai bilanci che valgono più delle vittorie stesse. Noi ci fermiamo qui, il resto è stato raccontato in questi giorni, quindi per evitare frasi fatte o retorica possiamo consigliare, a chi ancora non l’avesse fatto la visione adatta agli appassionati e non, quando lo sport riesce a unire persone distanti e diverse tra loro nessun traguardo è precluso. Chiudo con una delle tante frasi del mitico Vujadin Boskov “Un grande giocatore vede autostrade dove altri vedono sentieri“. L’autostrada per la gloria.

E con La bella stagione, doveroso un saluto a Gina Lollobrigida, un altro pezzo che se ne va della bella e irripetibile stagione del cinema italiano che fu’. Su Cammino online potete trovare la recensione del suo film più rappresentativo Pane amore e fantasia.

 

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