Il Csve –centro studi volontariato etneo di Catania-, presidente Salvo Raffa, che recentemente ha coinvolto un confronto tra esponenti del mondo della disabilità, i rappresentanti istituzionali della Regione e il presidente dell’Anci Sicilia sulla delicata questione del blocco dei finanziamenti del settore nonostante i significativi stanziamenti di bilancio.

In realtà, come ci ha tenuto a precisare il presidente del Coprodis –coordinamento provinciale per la disabilità- Lisa Rubino, tale incontro fu svolto come apripista proprio a Siracusa il 3 dicembre 2022, durante la giornata mondiale della disabilità.

Ma veniamo al dunque.

L’assessore Nuccia Albano titolare della rubrica regionale della famiglia, ha messo in evidenza lo screening fatto dall’assessorato nei 55 distretti socio sanitari isolani in merito alla popolazione disabile dai 18 ai 64 anni, per la ripartizione dei fondi sulla disabilità per gli anni 2016/2017.

Delle decine di milioni di euro accantonate per essere distribuite al mondo della disabilità, pare che appena qualche decina di migliaia di euro siano state quelle erogate dai comuni.

Una prima criticità pare sia proprio la modalità di stanziamento delle somme, cioè senza prendere in considerazione i reali bisogni che si devono soddisfare per le varie disabilità.

Un’altra criticità emersa è che i comuni non riescono a svolgere le procedure amministrative per utilizzare queste somme.

Infine, ecco la ciliegina sulla torta: i comuni disertano le riunioni promosse dall’assessorato regionale alla famiglia. I sindaci disertano le riunioni sui piani di zona con una presenza del 3% alle convocazioni.

Il presidente Anci Sicilia Paolo Amenta ha lamentato la mancanza di un volto giuridico (infatti, i distretti socio sanitari non sono personalità giuridiche) ai distretti socio sanitari, in quanto non sono responsabili di qualcosa o se qualcosa non funziona. Dunque, nonostante la riforma sanitaria nel 2017, se non si assume nel pubblico e si riforma il sistema, il disabile sarà sempre penalizzato.

Un intervento costruttivo e ricco di speranza è arrivato dalla Dott.ssa Carmela Tata garante per la disabilità in Sicilia. La dottoressa ha ricordato come i comuni senza PEBA –piano eliminazione (o abbattimento) delle barriere architettoniche- rischiano il commissariamento e che, in particolare, il comune di Noto ha affidato ad un ente del terzo settore e all’istituto per geometri di Noto, la mappatura del territorio per costruire un piano di rilevamento delle barriere architettoniche, così da consentire il loro abbattimento.

Altra bella notizia portata a conoscenza dell’uditorio dalla dottoressa Tata è il Telefono D per la disabilità, attivo per tutta la regione Sicilia.

Alla luce di quanto esposto, credo sia lecita qualche domanda insieme ad (almeno) una considerazione: perché e secondo quale criterio i comuni disertano le riunioni dei distretti socio sanitari, nei quali si stabilisce la ripartizione territoriale delle risorse economiche erogate ad una delle categorie più fragili in assoluto della società, ovvero quella dei disabili?

E ancora: ringraziando chi ha voluto il telefono D in Sicilia, ci si chiede dove si possa rintracciare. Se si prova a fare una ricerca in rete, non si trova (o almeno chi lo abbia fatto, ci dica come fare).

Forse occorre avere una comunicazione più snella e capillare con le famiglie che vivono la disabilità, anziché muovere qualche critica semmai non fossero a conoscenza di alcune informazioni, perché solo allora gli sforzi fatti potranno avere un senso per tutti.

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