Poiché Cristo ha dato la sua vita per santificarla,

la Chiesa, ovvero la comunità dei credenti,

 è il popolo santo di Dio e i suoi membri sono chiamati “santi”.

 

La santità è dunque una caratteristica già presente nella Chiesa. L’apostolo Paolo nelle sue lettere si rivolge ai destinatari così: «Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù» (Fil 4,21) mentre Pietro scrive: «Come il santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta» (1Pt 1,15). Infatti, mentre Gesù non conobbe peccato e la Vergine Maria ha già raggiunto la vetta della santità, tutti i cristiani sono chiamati alla santità perfetta, ognuno per la sua via e nella sua condizione di vita. La santità è quindi un “già e non ancora” nell’esperienza terrena della comunità dei credenti.

Quante volte utilizziamo l’espressione: «Quella persona è una santa!» e magari è proprio così: sono i “santi della porta accanto”, coloro che vivono il cristianesimo al 100%, edificando chi li circonda con le loro opere e la loro sapienza.

Tuttavia, attraverso la canonizzazione di alcune persone, ovvero proclamando ufficialmente che esse hanno praticato in modo eroico le virtù, la Chiesa cattolica offre ai suoi fedeli dei modelli da seguire e degli intercessori nella preghiera. Si tratta dei santi “del calendario”. Quando la Chiesa fa memoria dei martiri e dei santi, essa proclama il mistero pasquale in coloro «che hanno sofferto con Cristo e con Lui sono glorificati» (SC104).

A chi spetta proclamare qualcuno santo? Come funziona questo percorso? A che punto è la Causa di Suor Chiara Di Mauro?

Papa Sisto V nel 1588 costituì la Sacra Congregazione dei Riti con il compito di trattare, fra l’altro, le Cause dei Santi. Nei secoli, tale ufficio subì alcuni rinnovamenti fino ad arrivare all’attuale Congregazione delle Cause dei Santi istituita nel 1988 da Papa Giovanni Paolo II.

Colui per il quale viene aperta una Causa prima sarà riconosciuto servo di Dio, poi venerabile, quindi beato e infine santo.

La fase diocesana: Il percorso per arrivare alla canonizzazione inizia con la fase diocesana, a cui dà il via il postulatore con la richiesta di apertura del processo. L’attore, ovvero chi diede il via alla Causa di Suor Chiara Di Mauro, fu probabilmente il convento di Santa Lucia al Sepolcro, mentre la finanziatrice principale fu la Sig.ra Sirchia Leone. Il postulatore, appositamente nominato dall’Arcivescovo il 14 settembre 1977, nel nostro caso fu Mons. Vincenzo Annino, che raccolse documenti e testimonianze utili a ricostruire la vita e la santità di Suor Chiara. L’obiettivo di questa operazione è quello di verificare l’eroicità delle virtù del candidato; in altri casi, l’oggetto della verifica riguarda i requisiti del martirio cristiano oppure l’offerta della vita.

Poiché le condizioni preliminari risultavano concordi, l’Arcivescovo mons. Calogero Lauricella introdusse la causa. Il processo di beatificazione, salvo una particolare dispensa papale, non può iniziare prima che siano passati almeno 5 anni dalla morte del candidato, nel caso di Suor Chiara gli anni trascorsi furono ben 51, segno da una parte che le avversioni nei suoi confronti non si spensero neanche con il termine della sua vita terrena e dall’altra che a Siracusa era ancora ben presente il ricordo e la devozione verso la “monaca santa”. Il vescovo diocesano deve nominare un tribunale composto da un suo Delegato (che fu mons. Salvatore Iacono), da un Promotore di Giustizia (a livello di Congregazione ci sarà poi un Promotore Generale della Fede) e da un notaio attuario. Una apposita Commissione storica raccoglie tutti i documenti che riguardano il Servo di Dio e i suoi scritti.

Suor Chiara Di Mauro, dal momento in cui è stata avviata la Causa il 16 luglio 1983, è definita “Serva di Dio”.

Con la morte di mons. Lauricella il 20 giugno 1989, il processo subì una battuta d’arresto. Il nuovo Arcivescovo, mons. Giuseppe Costanzo, nel 1997 sembrava voler riprendere i lavori, subito però interrotti probabilmente per ragioni economiche.

Dopo lunghi anni di pausa, giungiamo ad oggi. Molti protagonisti della fase iniziale del processo sono defunti, così come alcuni testimoni. Tuttavia, grazie all’interesse e alla disponibilità dell’attuale Arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, e anche grazie alla costituzione, il 19 maggio 2021, dell’Associazione Amici di Suor Chiara Di Mauro, i lavori del processo hanno avuto un nuovo impulso.

La fase romana: Quali saranno i prossimi passi?

Il materiale prodotto nella fase diocesana viene consegnato a Roma alla Congregazione delle Cause dei Santi che, tramite un suo Relatore, guiderà il postulatore nella preparazione della Positio, cioè del volume che sintetizza le prove raccolte in diocesi; è la cosiddetta fase romana del processo.

La Positio sarà studiata da un gruppo di Teologi e, nel caso di una “Causa storica” (quella che riguarda un candidato vissuto molto tempo prima e per il quale non vi siano testimoni oculari, come nel caso di Suor Di Mauro), anche da una commissione di Storici. Se questi voti saranno favorevoli, il dossier sarà sottoposto ad un ulteriore giudizio della Congregazione.

Se il giudizio è favorevole, il Santo Padre può autorizzare la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù o sul martirio del Servo di Dio, che così diviene venerabile: gli viene riconosciuto cioè di aver esercitato in grado “eroico” le virtù cristiane (teologali: fede, speranza e carità; cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; altre: povertà, castità, ubbidienza, umiltà, ecc.), o di aver subito un vero martirio.

La beatificazione: La beatificazione è la tappa intermedia in vista della canonizzazione. Se il candidato viene dichiarato martire, diventa subito Beato, altrimenti è necessario che venga riconosciuto un miracolo, dovuto alla sua intercessione. Questo evento miracoloso in genere è una guarigione, completa e duratura, ritenuta scientificamente inspiegabile da una Commissione medica convocata dalla Congregazione delle Cause dei Santi e composta da specialisti, sia credenti sia non credenti.

Così il Venerabile può essere Beatificato. In seguito a questa proclamazione, il Beato è iscritto nel calendario liturgico della sua diocesi o della sua famiglia religiosa, nel giorno anniversario della morte o in un giorno che si ritenga particolarmente significativo.

La canonizzazione: Perché arrivi alla canonizzazione, ossia affinché possa essere dichiarato Santo, si deve attribuire al Beato l’intercessione efficace in un secondo miracolo, avvenuto però successivamente alla beatificazione.

Come in tutti i processi, anche in questo caso ci sono una sorta di accusa e di difesa. L’avvocato difensore, se vogliamo usare questo termine, è il postulatore, incaricato di dimostrare la santità del candidato. Colui che è incaricato di “fare le pulci” a testimonianze e documenti è invece il promotore della fede (comunemente noto come “l’avvocato del diavolo”).

Per stabilire chi è santo, quindi, la Chiesa utilizza sempre un accertamento canonico seguendo norme specifiche, per evitare confusioni e abusi.

Agli albori del cristianesimo si poteva diventare santi per acclamazione popolare, per la venerazione che il popolo di Dio rivolgeva in modo spontaneo a una figura ritenuta un esempio mirabile di vita cristiana.

Nonostante le prime regole sui processi di canonizzazione risalgano  al pontificato di Alessandro II nel XII sec., dal VI sec. era ormai prassi che il Vescovo autorizzasse un culto dopo aver indagato la biografia di un candidato. È il periodo in cui fiorirono numerose Vite di santi, tra cui gli Atti di Santa Lucia (Papadopulo).

L’archeologo Paolo Orsi nel 1894, durante una campagna di scavi nella Catacomba di San Giovanni, trovò l’epigrafe di Euskia, che egli stesso definì «un prezioso documento anche del culto antichissimo prestato a Lucia in Siracusa». L’iscrizione, infatti, recita: «Euskia, la irreprensibile, vissuta buona e pura per anni circa 25, morì nella festa della mia santa Lucia, per la quale non vi ha elogio condegno; cristiana, fedele, perfetta, grata al suo marito di molta gratitudine». Se Paolo Orsi datava la piccola lapide al V sec., altri, come Biagio Pace, ritengono che si possa retrodatare addirittura alla fine del IV sec., quindi pochi decenni dopo il martirio di Lucia, avvenuto nel 304, sotto l’imperatore Diocleziano. Il Pace sostiene che l’iscrizione «non solo convalida la personalità storica della Vergine siracusana ma anche la bontà della tradizione cronologica relativa al suo martirio» (B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica IV, Firenze 1949, 16). Alcuni studiosi negano che Kyrias sia da tradurre con “santa”, preferendo invece “signora”, un titolo onorifico che però stona con la festa del dies natalis di Lucia.

Auspichiamo che Santa Lucia “prenda per mano” Suor Chiara Di Mauro affinché anche sulla terra sia riconosciuta la sua santità.

  • (*) Contributo a cura di Rossana Petrillo
Condividi: