Titolo della settimana: Mafioso 1962 di Alberto Lattuada.

Secondo Martin Scorsese uno dei più grandi film sulla mafia, lo stesso Francis Ford Coppola lo ha rivisto, per sua stessa ammissione, parecchie volte prima di dare inizio alle riprese de Il padrino.

Di cosa stiamo parlando? Di un film italiano targato 1962, l’età d’oro del nostro cinema. Nonostante l’ambientazione siciliana e l’ingombrante presenza di Sordi, Lattuada riesce a tenere tutto sotto controllo, in equilibrio impeccabile, sfruttando appieno l’attore romano, secondo il suo canovaccio, e gli regala in questo modo uno dei ruoli più belli della carriera, quello di Nino Badalamenti siciliano immigrato a Milano che, come ogni estate torna al paese natio con moglie milanese e figlie per le ferie, di vede costretto dal boss locale, Don Vincenzo, a partire per New York, lui incensurato, per compiere un omicidio su commissione, facendo leva sui favori ricevuti dal padre e su una piccola esperienza di picciotto dello stesso in gioventù, dice alla moglie di dover partire per una battuta di caccia e doversi assentare per qualche giorno.

Scritto da Lattuada insieme a Marco Ferreri, Age e Scarpelli, si racconta la mafia ai tempi del boom economico, travestendolo da Commedia, dove si nota in modo evidente l’Italia ricca e industrializzata con l’altra Italia che cerca di andare avanti utilizzando altre strade. Sordi è credibile nei due ambienti in cui si muove, per certi versi è agghiacciante il suo ritorno, a lavoro concluso, come se niente fosse avvenuto, un uomo normale. Ma lo è mai stato? Film clamoroso, come detto in apertura, Scorsese si innamorò talmente della pellicola che, quando tempo dopo incontrò Sordi gli baciò la mano per ringraziarlo dell’interpretazione. Molti attori del film furono scelti da Coppola per il padrino, già recensito, rivedendo i due film vi accorgerete di questo. Opera citata e omaggiata da Tornatore nel suo Baaria e giustamente inserita nei 100 film italiani.

Mafioso è ancora oggi un film che fa’indignare e sorridere al tempo stesso, un po’ come Pietro Germi fece parlando di delitto d’onore con Divorzio all’italiana. Un trattato antropologico sulla mafia e una riflessione sulla personalità umana. Lattuada, come Germi 13 anni prima con In nome della legge, già recensito, firma una pellicola seminale e imprescindibile.

Quando il cinema italiano dava lezioni al mondo.

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