Era una delle tante studentesse fuori sede che si recavano a Catania per il percorso universitario

«Laura è stata un esempio per tutti noi, con la sua forza ha dimostrato che gli obiettivi si possono raggiungere. Nonostante la sofferenza, la fatica e le difficoltà ha amato la vita e tutte le persone che le sono state vicine, compresa la nostra comunità accademica»: con queste parole il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo ha condiviso la notizia della morte di Laura Salafia a soli 47 anni.
Laura era uno dei tanti studenti fuori sede che si recavano a Catania per il percorso universitario ma che dal primo luglio 2010 si trovava immobile su una sedia a rotelle e con la respirazione assistita a causa di un proiettile vagante che l’aveva colpita al termine di un esame universitario; mentre lei festeggiava al bar con gli amici il suo 30 e lode parallelamente due tizi si minacciavano a colpi di pistola.
Da allora la ex studentessa di Sortino e la sua famiglia con estrema dignità hanno attraversato un calvario che man mano ha coinvolto i cuori di tanti: basti ricordare la cerimonia di conferimento del titolo di Cavaliere della Repubblica o la recente  laurea magistrale honoris causa in Filologia Moderna  che ha fatto diventare l’evento un giorno di festa per l’intero ateneo etneo.
Lo stesso Arcivescovo emerito di Siracusa, Salvatore Pappalardo, di ritorno dal suo primo incontro con Laura usò parole di meraviglia per la “serenità travolgente” che infondeva il sottile quanto pacato suono della sua voce.

Laura ha donato la sua speciale esperienza di vita con il libro “Una forza di Vita”.  Il testo – distribuito con il giornale La Sicilia nel natale 2017 – on una inusuale delicatezza ha interpellato i cuori e la coscienza civica di ciascun lettore.

Lo stesso Giuseppe Di Fazio al termine della prefazione al libro, non ha mancato di sottolineare come “in questi tempi di crisi, la storia di Laura non resta circoscritta alle questioni private, ma diventa una testimonianza per ricostruire nella società la passione per la vita”.

Basti rileggere la descrizione che Laura faceva delle persone che le stavano accanto per rendersi conto di quanto la sua vicenda sia vicina a noi e di quanto noi stessi possiamo essere attori di vita se solo per attimo ci scrollassimo dei fardelli della mondanità.

L’audacia – ci si passi il termine – di Laura Salafia la si coglie a pieno nell’incidere dei suoi scritti, in apparenza semplicemente descrittivo delle situazioni che affronta, ma che al termine di ogni articolo lascia il lettore con la sensazione che una sonda lo abbia ispezionato in ogni angolo sperduto del proprio corpo ed in particolare del proprio animo.

Nell’affrontare – infatti –  più volte il dramma dei migranti, non esponeva la tragedia preferendo porre l’accento sulla voglia di riscatto di interi popoli, una ricerca di libertà che in fondo Laura cerca per se stessa imprigionata nel suo corpo ferito dalla idiozia umana così come ciascun lettore può leggere negli uomini legati dalle incertezze della cosiddetta società liquida.

Laura riceve nella sua abitazione “attrezzata” il gruppo La Serenata

Episodi più particolari ma estremamente toccanti dell’esempio di Laura si leggono nell’esperienza del perdono e della sua “particolare” guarigione, così come descritta nella corrispondenza con un ergastolano pluriomicida. Di più, con una fede matura, Laura ci accompagna con grazia nel suo viaggio a Roma per incontrare Papa Francesco, il quale, mano sulla mano, “sorridente”, le dice: “Non mollare, sii forte, e porta con fede la tua croce. Prega per me”. E quindi Laura condivide con i lettori le sue riflessioni sul desiderato incontro e sul peso della sua croce: “C’è qualcosa dentro di te che nessuno ti può toccare né togliere, se tu non vuoi. Si chiama speranza”.

Un sentimento vivificante che Laura sperimentava ogni mattina, al termine delle sue “notti”, quando fingeva di dormine per ascoltare il buongiorno di suo padre  (ormai morto cos’ come la madre) e di quanto le sussurrava. La descrizione che la giovane sortinese faceva della sua “notte” era l’unico momento in cui Laura si concedeva al dolore per la sua “impossibile” situazione, ciononostante il lettore è come se leggesse la propria notte, quando si trova spaesato nei vicoli della propria esistenza.

Tuttavia la raccolta degli articoli di Laura Salafia rimane un inno alla vita, come dolcemente dimostra la post fazione di suon Maria Cecilia La Mela: “Anche una prigione può diventare un castello. E ospitare farfalle: lì certo potranno volare. (…) Un’esperienza fatta pienezza, quella che Laura ancora una volta ti dona come ricco bagaglio da portare a casa, dentro di te: la tua libertà”.

Foto Dario Giannobile

 

Per quanti vorranno dare un ultimo saluto terreno a Laura i funerali si celebreranno martedì 17 ottobre nella Chiesa Madre di Sortino, h 16.
Nelle farfalle che lei tanto amava potremo rivedere la sua “forza di vita“.
 
 – Nella foto in evidenza Laura riceve la pergamena con accanto la sorella Lucy a cui vanno le condoglianze di Cammino
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