Era una delle tante studentesse fuori sede che si recavano a Catania per il percorso universitario
Laura ha donato la sua speciale esperienza di vita con il libro “Una forza di Vita”. Il testo – distribuito con il giornale La Sicilia nel natale 2017 – on una inusuale delicatezza ha interpellato i cuori e la coscienza civica di ciascun lettore.
Lo stesso Giuseppe Di Fazio al termine della prefazione al libro, non ha mancato di sottolineare come “in questi tempi di crisi, la storia di Laura non resta circoscritta alle questioni private, ma diventa una testimonianza per ricostruire nella società la passione per la vita”.
Basti rileggere la descrizione che Laura faceva delle persone che le stavano accanto per rendersi conto di quanto la sua vicenda sia vicina a noi e di quanto noi stessi possiamo essere attori di vita se solo per attimo ci scrollassimo dei fardelli della mondanità.
L’audacia – ci si passi il termine – di Laura Salafia la si coglie a pieno nell’incidere dei suoi scritti, in apparenza semplicemente descrittivo delle situazioni che affronta, ma che al termine di ogni articolo lascia il lettore con la sensazione che una sonda lo abbia ispezionato in ogni angolo sperduto del proprio corpo ed in particolare del proprio animo.
Nell’affrontare – infatti – più volte il dramma dei migranti, non esponeva la tragedia preferendo porre l’accento sulla voglia di riscatto di interi popoli, una ricerca di libertà che in fondo Laura cerca per se stessa imprigionata nel suo corpo ferito dalla idiozia umana così come ciascun lettore può leggere negli uomini legati dalle incertezze della cosiddetta società liquida.

Laura riceve nella sua abitazione “attrezzata” il gruppo La Serenata
Episodi più particolari ma estremamente toccanti dell’esempio di Laura si leggono nell’esperienza del perdono e della sua “particolare” guarigione, così come descritta nella corrispondenza con un ergastolano pluriomicida. Di più, con una fede matura, Laura ci accompagna con grazia nel suo viaggio a Roma per incontrare Papa Francesco, il quale, mano sulla mano, “sorridente”, le dice: “Non mollare, sii forte, e porta con fede la tua croce. Prega per me”. E quindi Laura condivide con i lettori le sue riflessioni sul desiderato incontro e sul peso della sua croce: “C’è qualcosa dentro di te che nessuno ti può toccare né togliere, se tu non vuoi. Si chiama speranza”.
Un sentimento vivificante che Laura sperimentava ogni mattina, al termine delle sue “notti”, quando fingeva di dormine per ascoltare il buongiorno di suo padre (ormai morto cos’ come la madre) e di quanto le sussurrava. La descrizione che la giovane sortinese faceva della sua “notte” era l’unico momento in cui Laura si concedeva al dolore per la sua “impossibile” situazione, ciononostante il lettore è come se leggesse la propria notte, quando si trova spaesato nei vicoli della propria esistenza.
Tuttavia la raccolta degli articoli di Laura Salafia rimane un inno alla vita, come dolcemente dimostra la post fazione di suon Maria Cecilia La Mela: “Anche una prigione può diventare un castello. E ospitare farfalle: lì certo potranno volare. (…) Un’esperienza fatta pienezza, quella che Laura ancora una volta ti dona come ricco bagaglio da portare a casa, dentro di te: la tua libertà”.

Foto Dario Giannobile