Negli anni che precedettero il suo passaggio dalla vita secolare a quella monacale, Adelaide fu terziaria francescana presso la chiesa dell’Immacolata di Siracusa. Tutta la sua vita terrena fu permeata di povertà francescana. In ogni sua azione non dimenticava mai di mostrare e di vivere intensamente questa grande virtù.  Vestiva miseramente e i vestiti nuovi, dopo averli sciupati in casa, se li metteva per uscire. In particolare teneva una veste nera, una mantelletta sulle spalle, appuntata sotto il mento, e una sciarpetta sul capo.

Spesso Adelaide portava la povera gente in casa e non smetteva mai di dire: “c’è ancora tanto da fare”; ogni giorno, nella sua strada, trovava persone bisognose del suo aiuto che le davano modo di vivere e sperimentare la carità francescana: dopo averli portati in casa, prima dava loro da mangiare, poi li ripuliva liberandoli dai parassiti che avevano in testa. Tutti in famiglia la rimproveravano temendo che potesse farsi contagiare qualche brutta malattia ma i poveri, per la giovane Adelaide, venivano prima della sua stessa salute, in ognuno di essi lei vedeva l’immagine di Gesù sofferente, bisognoso di sollievo e conforto. I negozianti presso cui si recava spesso per chiedere aiuto, «non volevano essere pagati sapendo ch’era per i poveri». I bisognosi, gli ammalati, gli indigenti, erano suoi figli adottivi. Lungo tutta la sua esistenza non ha mai smesso di donare e di donarsi per amore di Gesù. E forse fu proprio questo aspetto dell’indole di Adelaide che volle cogliere suor Caterina Mondello, quando rilasciò la sua testimonianza.

Suor Caterina Mondello conobbe Adelaide proprio nei mesi in cui la sua vita stava conoscendo un’importante svolta. Prima di fare il suo ingresso nel  monastero di Clarisse a Messina, Adelaide fu accolta momentaneamente presso l’Istituto delle Figlie del Divino Zelo e fu proprio lì che avvenne il loro incontro.

In Adelaide Di Mauro suor Caterina scorgeva distintamente un’obbedienza cieca, una prudenza profonda, un silenzio e un raccoglimento sommi, un’umiltà eccezionale ed un distacco totale. Nonostante le sue origini si radicassero in una famiglia perbene e lei stessa era di delicata costituzione, si adattava anche ai lavori più umili, facendo sempre tutto con gioia e con un profondo raccoglimento. Aveva proprio ragione suor Caterina quando affermava che Adelaide non era di certo una principiante nelle vie della perfezione ma una provetta consumata in virtù e santità. Ed è così che concluse la sua lunga lettera, custodita presso l’archivio dei Frati Cappuccini di Siracusa:

« Se dovessi chiudere il libro della sua vita direi: “Suor Clara Francesca di Gesù Agonizzante è stata un Serafino, un turibolo ardente, un fascetto di mazzi, un’anima angelica cui il frecciere divino saettò e ferì per trasportarla negli eterni Tabernacoli, ove da lassù fa sentire a noi poveri mortali la potenza che le ha dato Colui per il quale visse, si sacrificò e morì».

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