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SIRACUSA FRA “SBALLO” E “BOTTI”

SIRACUSA FRA “SBALLO” E “BOTTI”

 IL FENOMENO DELLO SPACCIO, DEL CONSUMO, E DUNQUE DELLEDIPENDENZE DELLE SOSTANZE STUPEFACENTI E’IN  COSTANTE AUMENTO, E’ TRASVERSALE E PURTROPPO INVESTE IN MODO SEMPRE PIU’ AMPIO IL M0ONDO GIOVANILE. L’ETA’ DEI SOGGETTI CHE FANNO USO DI SOSTANZE SI E’ ABBASSATA NOTEVOLEMNETE TANTO DA INVESTIRE LA FASCIA NON SOLO DEI MOMORENNI (SOTTO I DICIOTTENNI) MA ANCHE GLI ADOLESCENTI (12/15 ANNI).

 

Ogni sera nella nostra città intorno alla mezzanotte si sentono gli spari dei giochi d’artificio.

Feste di compleanno, matrimoni, battesimi, ricorrenze varie in  certi ambienti ormai è d’uso festeggiarli con gli spari…L’altro giorno dialogando con alcuni utenti del nostro SERT (Servizio tossicodipendenti) ci è stata confermata una nostra ipotesi e cioè che le “bombe” sono anche un segnale: persone che escono dal carcere, arrivo del carico di roba, per cui chi è interesato sa dove trovarla per acquistarla.

Guardo con distacco le notizie che di tanto in tanto danno gli organi do stampa: operazioni di polizia contro lo spaccio, arresti di piccoli boss di quartiere che gestiscono i gruppi di vendita, non perché non fossero importanti, ma perché tutta la comunità nelle sue varie istituzioni dovrebbe occuparsi del fenomeno delle dipendenze da sostanze psicotrope quotidianamente e non solo quando succedono fatti eclatanti.

Le dipendenze, tutte le dipendenze, stupefacenti, ma anche quelle non chimiche, cioè le dipendenze da gioco d’azzardo, da internet, dal sesso, stanno dilagando e sono tutte devastanti per la persona che ne è affetta e per le famiglie, oltre ad essere un costo per la società.

Non è raro il caso dell’intrecciarsi di tali dipendenze e allora ci troviamo in presenza di una commistione di fenomeni assai complessi che oltre alla dimensione del reato e della illegalità esprimono un insieme di indicatori di disturbi della personalità, fino al patologico, di chi fa uso di queste sostanze ed entra nella cronicità; ci fotografano una realtà delle relazioni interpersonali e familiari assai disfunzionale. Problematiche spesso sottovalutate e/o nascoste, difficilmente gestibili dalla persona che per supportare la propria fragilità diventa preda, appunto dipendente, da una serie di azioni, uso di sostanze, dipendenze da gioco o altro,  che danno la illusione del superamento dei propri deficit personologici, relazionali e familiari, ma che in realtà cronicizzano una situazione di difficoltà, dalla quale è poi difficilissimo uscirne. Questi soggetti costituiscono il mercato attivo dello spaccio e consumo di droghe e non solo.

Dal mio punto di osservazione, sono il responsabile del Sistema Informativo del Servizio delle Dipendenze della Asp della Provincia di Siracusa, ho modo di rilevare non solo il perdurare di tale fenomeno, ma come si è strutturato e trasformato nel corso degli anni rispetto alle tipologie di sostanze utilizzate, all’emergere di nuove dipendenze, all’abbassamento dell’età di persone che ne fanno uso. In questi ultimi anni la Cocaina la fa da padrona e ha soppiantato l’Eroina sostanza primaria di qualche decennio fa, oggi utilizzata soprattutto a assuntori avanti con l’età e ormai cronici. In generale si giunge alla cocaina dopo anni di esperienza di uso massiccio di cannabinoidi. E’ vero che non possiamo stabilire una correlazione diretta e necessaria tra chi usa cannabis e il cocainomane, nel senso che non tutti gli assuntori di cannabis poi giungono all’uso di Cocaina e Crack, ma tutti coloro che sono cocainomani hanno fatto e spesso continuano a fare uso ci cannabis.

Anche a Siracusa non sfugge agli assuntori l’ormai abitudine di fare uso mixato di droghe con alcool. Questa purtroppo è una usanza tipica dei nostri giovani e giovanissimi assuntori. L’obiettivo è quello di fare esperienza di forza, di sicurezza di sé, della capacità di andare oltre e trovare in quell’oltre, anche se per una notte, il piacere dello “sballo”, la pienezza dell’essere e dell’esserci, pienezza che nella quotidianità non si vive, determinando un vuoto esistenziale difficile da sopportare

Si è detto tante volte ma è sempre bene ribadirlo: il tossicomane, cronico, occasionale, del fine settimana, non è sempre associabile al “delinquente”. Certamente la ricerca compulsiva delle sostanze può portare il soggetto a commettere reati per avere i soldi necessari per procurarsi la roba,

di fatto però la maggioranza di soggetti che fa uso di sostanze riesce a convivere bene o male entro un contesto di legalità. Spesso, al contrario, la mia esperienza mi dice che soggetti già in carcere per altri reati si dichiarano tossicodipendenti per usufruire dei benefici di legge, come gli arresti domiciliari e l’adozione di un programma di riabilitazione alternativo alla pena.

I nostri dati, di tossicodipendenti che hanno deciso di sottoporsi a un trattamento terapeutico, ci dicono che il fenomeno colpisce soprattutto soggetti di sesso maschile, infatti  si rileva solo il 9% di donne assuntrici. Circa il 40% fa uso continuativo di Cocaina, di cui il 7% fa uso di Crack che è un derivato della cocaina, ancora piu pericoloso e devastante. Il 12% fa uso di cannabis come sostanza primaria e di questa percentuale i giovani e i giovanissimi sono la stragrande maggioranza.

Mi preme sottolineare che quando succedono nella nostra città fatti eclatanti in relazione allo spaccio e all’uso di droghe essi sono il segno, la punta di un iceberg, di un fenomeno vissuto il più delle volte sottotraccia, dentro il contesto familiare e assai difficile da gestire. E’ di questa realtà, che spesso non si vede ma esiste, che occorre preoccuparsi e di cui farsi carico. Nessuno si può dichiarare fuori. Soprattutto non possono farlo le famiglie con figli, anche con figli adolescenti; non possono farlo le scuole, anche quelle frequentate da ragazzi provenienti da famiglie socialmente e culturalmente più elevate, i licei per intenderci; non possono sentirsi immuni i gruppi sportivi frequentati da giovani; così come i gruppi giovanili ecclesiali. La prevenzione precoce è l’unica strada affinché l’uso di sostanze non diventi una dipendenza e dunque una malattia complicata.

Le forze dell’ordine fanno la loro parte e oltre a un’azione di repressione di tutte quelle azioni illegali legate allo spaccio, fanno anche prevenzione esplicitando ai ragazzi il rischio grave dell’uso di sostanze.

Esiste un altro tipo di prevenzione più indiretta ma, secondo la mia esperienza e molte nuove evidenze scientifiche, molto importante e forse più efficace: L’educazione alla salute relazionale, affettiva, alla salute mentale…Perché dobbiamo capire che il tempo in cui viviamo ci offre tantissime opportunità nuove e rivoluzionarie rispetto al passato ma in un contesto di fragilità psicologica e sociale che ci fa vivere relazioni disfunzionali, conflitti personali e familiari, frustrazioni difficili da sopportare, assenza di punti di riferimento stabili che offrano soprattutto ai nostri giovani sicurezza personale senza la quale non si può vivere adeguatamente e perciò si è tentati di ricercarla altrove. I mercanti di morte questo lo sanno e perciò hanno ampliato il mercato della loro offerta anche ai giovani, ai giovanissimi.

Perciò lamento una mancaza di coordinamento istituzionale su questo fronte. L’amministrazione comunale della città dovrebbe dare le direttrici entro cui operare e impegnare le altre istituzioni territoriali a collaborare. Oggi il tema del disagio giovanile è un potenziale problema sociale che tocca tutti. Ovviamente sono questioni che richiedono competenze specifiche  per essere affrontate: competenze sociologiche, di psicologia sociale, psicologia dell’età evolutiva, competenze di economia e giuridiche. Insomma penso che in ogni luogo istituzionale dove si ha a che fare con una presenza costante e significativa di giovani occorrerebbe istituire dei presidi interdisciplinari, delle equipe multiprofessionali per esperienze di crescita  personale e di gruppo per educare i giovani ad una maggiore consapevolezza di se stessi, e quindi capaci di dire no a ogni proposta risolutiva solamente illusoria, subdola, accattivante, ma che alla fine non fa altro che cronicizzare un problema e rendere i nostri giovani dipendenti e facile preda dei trafficanti.

(*)

Sociologo, già dirigente

Responsabile del Sistema Informativo

Dipartimento delle Dipendenze Asp Siracusa.

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