Si è svolta nei giorni scorsi, nella sala A dell’Urban Center di Siracusa, gremita fino all’inverosimile, la presentazione del nuovo libro di Salvatore Adorno,  “Storie di Siracusa tra Ottocento e Novecento”, edito da Franco Angeli.

L’autore è professore ordinario  di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Catania, è stato per diversi anni presidente della Società Siracusana di Storia Patria ed è attualmente presidente della Società Italiana di Storia Ambientale.

L’assessore ai Beni culturali di Siracusa , On. Fabio Granata, che ha introdotto i lavori, ha commentato la presenza di oltre duecento persone (per una conversazione su un libro del quale sanno ben poco, essendo la prima presentazione del volume), dicendo  che “invidiava Salvo Adorno, che evidentemente ha tanti amici”.

Il prof. Adorno è stato presentato dal presidente della Società Siracusana di Storia Patria prof. Salvatore Santuccio , che ha brevemente delineato la figura di studioso e il suo impegno sulla ricerca storica relativa alla nostra città (ricordo, ad esempio, l’interessante volume “Siracusa 1880-2000 – città, storia, piani” pubblicato nel  2005 dall’editore Marsilio);  a seguire un intervento della prof.ssa Melania Nucifora, che ha posto alcune domande alle quali il prof. Adorno ha dato ampia risposta alla fine della sua prolusione.

L’autore, quindi, con una vera  “lectio magistralis”, ha detto di aver riunito nell’opera una serie di precedenti interventi scaturiti da più di dieci anni di ricerche negli archivi, e di studio analitico per ricostruire una parte cospicua della storia della città,  ed ha fornito una sua visione della storia, intesa come rapporto tra il passato interpretato, il presente percepito ed il futuro atteso.

La prima parte del libro è dedicata agli uomini,  quelli che hanno la capacità di decidere i destini della città, quelli che hanno costituito le classi dirigenti della città.

Dallo studio delle radici socioculturali dei consiglieri comunali di Siracusa dal 1860 al 1915 si evince come fossero  espressione di una elite  di professionisti, avvocati, medici e ingegneri, legati peraltro da una struttura parentale rigida: poche famiglie, sempre le stesse, che trasmettevano  da padre in figlio, da fratello a  fratello le cariche pubbliche.

E’ emerso, curiosamente, che malgrado l’allargamento del suffragio universale, che nel resto d’Italia determinò l’accesso del ceto medio alle posizioni di responsabilità istituzionale, a Siracusa ciò non si verificò fino al primo dopoguerra, dopo la caduta del fascismo, che aveva interrotto i procedimenti elettorali. E tuttavia c’era in chi reggeva le sorti della città il desiderio di modernizzazione, come dimostra l’abbattimento delle mura  e l’elettrificazione, che vide Siracusa terza città d’Italia ad elettrificare l’illuminazione.

Il libro ricostruisce, tra l’altro, i profili patrimoniali  e le principali propensioni economiche delle famiglie imprenditoriali, non mancando di soffermarsi sulla visione ideale di centralità mediterranea di Siracusa, tesa a legittimare il ruolo e l’azione della classe dirigente.

Nella seconda parte Adorno esamina il rapporto tra la storia dello spazio e dell’amministrazione sociale e politica, il “rapporto tra l’uomo e le pietre, tra città sociale e città costruita”, dove si evidenzia anche la frattura tra il notabilato delle professioni ed il mondo dell’impresa.

Tra le risposte fornite in coda all’intervento, ci pare rilevante come Adorno evidenzi che, a fronte della necessità della classe dirigente di voler considerare Siracusa al cento del Mediterraneo,  questa  centralità sia stata narrata ma mai realizzata. Sottolinea, vieppiù, come la città non abbia mai avuto il controllo delle sue periferie, non sia mai stata un vero capoluogo di provincia. I territori a sud hanno sempre fatto riferimento a Noto e, addirittura, nel 1927 perse Ragusa, che diventò autonoma, ed i territori limitrofi, fino a Vittoria. Nel dopoguerra l’autonomia di Priolo le fece perdere il controllo su tutta la zona industriale. E questa inferiorità manifesta determinò fino ai nostri giorni una sorta di sudditanza rispetto alle provincie confinanti, in particolar modo con la città di Catania.

Il libro, che  pone tra le sue finalità quella di contribuire alla formazione di una coscienza storica, si propone altresì di ricercare un’identità cittadina che  muovendo dalle  le radici classiche  indichi la direzione verso la costruzione del futuro.

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