Etimologia: Parola formata da algor, abbreviazione di algoritmo (‘insieme di regole per la risoluzione di un calcolo numerico’ e per estensione ‘metodo o procedimento matematico per la risoluzione di un problema’) e etica (‘complesso delle norme morali e di comportamento pubblico e privato proprie di un individuo o di un gruppo’). Prima apparizione del termine nel 2018 nel libro del prof. Paolo Benanti, Oracoli. Tra algoretica e algocrazia, Roma, Luca Sossella editore, 2018

 

La nascita del termine algoretica è piuttosto recente e risale al 2018, con la pubblicazione del libro Oracoli. Tra algoretica e algocrazia di Paolo Benanti, frate francescano del Terzo Ordine Regolare e docente di Teologia morale e Bioetica alla Pontificia Università Gregoriana. L’algoretica nasce in risposta a quella che viene chiamata algocrazia, lett. ‘dominio degli algoritmi’, una società basata sulla massiccia applicazione degli algoritmi: si rende infatti necessario uno studio dei problemi etici e dei risvolti sociali (ma anche politici, economici e organizzativi) che derivano dall’uso sempre maggiore delle tecnologie informatiche. La voce non è registrata dai dizionari e risulta ancora poco presente in rete, nei testi a stampa e nei quotidiani. Ma la recente attenzione per l’argomento da parte non soltanto delle principali società informatiche, ma anche del governo e del Vaticano, ci fanno pensare che la diffusione dell’algoretica possa ancora crescere nei prossimi anni. Esempi d’uso In sostanza, abbiamo bisogno di poter indicare i valori etici attraverso i valori numerici che nutrono l’algoritmo. L’etica ha bisogno di contaminare l’informatica. Abbiamo bisogno di un’algor-etica, ovvero di un modo che renda computabili le valutazioni di bene e di male. Solo in questo modo potremo creare macchine che possono farsi strumenti di umanizzazione del mondo. Dobbiamo codificare principi e norme etiche in un linguaggio comprensibile e utilizzabile dalle macchine.

Perché quella delle AI sia una rivoluzione che porta a un autentico sviluppo, è tempo di pensare un’algor-etica. (Paolo Benanti, Intelligenza artificiale: è tempo di pensare a un’etica degli algoritmi, “7”, “Corriere della Sera”, 25/10/2019) «È necessario che l’etica accompagni tutto il ciclo della elaborazione delle tecnologie: dalla scelta delle linee di ricerca fino alla progettazione, la produzione, la distribuzione e l’utente finale.

In questo senso papa Francesco ha parlato di “algoretica”» (Dacci oggi un’etica per i robot. Monsignor Paglia: “Lavoriamo a un uso consapevole delle nuove tecnologie”, “La Stampa”, 25/2/2020) Quello che è certo, e al Papa è ben chiaro, è che si tratta di un crocevia epocale. Come quando, scrive, l’uomo ha inventato la macchina a vapore, l’elettricità, la stampa. Adesso è la stagione dell’intelligenza artificiale, l’epoca in cui a prendere decisioni anche importanti sono spesso, insieme, l’uomo e un algoritmo, ovvero una relazione tutta da esplorare. […] Francesco vede l’“algor-etica” come “un ponte” in grado di “far sì che i principi si inscrivano concretamente nelle tecnologie digitali, attraverso un effettivo dialogo transdisciplinare”. E chiede agli esperti di “un’azione educativa più ampia” (Il Papa: l’intelligenza artificiale è un dono ma serve un’algor-etica, vaticannews.va, 28/2/2020)

  • Nella immagine in evidenza papa Francesco con i partecipanti al convegno “Promoting child dignity. From concept to action (Promozione della dignità del bambino. Dal concetto all’azione)
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