Ascoltare nell’umiltà, parlare nella verità

Il Vangelo della Messa di questa XXIII domenica del tempo ordinario narra il miracolo di guarigione operato da Gesù su un sordomuto (cfr. Marco 7,31-37). I gesti che Gesù compie in questo racconto evangelico sono entrati, sin dalla Chiesa primitiva, nei cosiddetti “riti esplicativi” del sacramento battesimale. Insieme alla guarigione miracolosa del “cieco nato” (cfr. Giovanni 9), questa riattivazione dei sensi percettivi da parte di Gesù ha ispirato infatti alla Chiesa un’applicazione spirituale che rivela la potenza di Dio e l’azione della fede cristiana nella vita concreta (integralmente intesa come corporale e immateriale) di ciascun credente.

La grazia di Dio, che opera nei sacramenti che vivificano la comunità ecclesiale, si rende percepibile coi sensi dell’anima anche attraverso i segni rituali, con tutta la loro ricchissima simbologia. Così, un cieco che viene finalmente illuminato, un sordo al quale si stappano le orecchie, un muto al quale si scioglie la lingua (ai quali potremmo aggiungere lo zoppo improvvisamente danzante della prima lettura di oggi: cfr. Isaia 35,4-7), divengono immagini di tutti noi esseri umani, segnati dalla fragilità dei nostri limiti, ma raggiunti dalla misericordia trasformante di Dio, che ci salva liberandoci dalle paralisi del peccato.

Gesù Cristo è davvero il Divino Medico delle anime e dei corpi, Colui che è passato nel mondo sanando e beneficando quanti sono prigionieri del male (cfr. Atti degli Apostoli 10,38). La sua vita è capace di risollevare e restituire salute a quanti giacciono nelle infermità fisiche e spirituali che costituiscono i postumi della peccaminosità originale contratta sin dall’inizio della nostra esistenza. Senza narcotizzarci con le illusorie anestesie del mondo, Egli opera a cuore aperto tutti coloro che si affidano a Lui.

Col suo sguardo compassionevole, Gesù vede le folle stanche e sfinite di questa povera umanità, e se ne prende amorevole cura. Al sordomuto del Vangelo di oggi Egli dedica prima di tutto il suo tempo, senza fretta: con gesti decisi ma pacati, semplici ma non sbrigativi, le sue azioni dimostrano attenzione e delicatezza.

L’infermo è preso in disparte per rispettarne la riservatezza, riceve un vero e proprio trattamento terapeutico alle orecchie e alla lingua, ma poi comprende che l’intervento di Gesù ha una natura principalmente spirituale: lo vede infatti elevare gli occhi al Cielo, in atteggiamento orante, di fiducia nel Padre. La preghiera con fede ottiene miracoli.

Infine, un dono speciale: Gesù emette un sospiro, come nell’evento creatore dell’alito di vita che animò Adamo, ma soprattutto come nell’effusione pasquale dello Spirito Santo agli apostoli. Tutta la Trinità sembra circondare di premure questo sordomuto.

E la guarigione avviene istantanea: adesso l’orecchio sente chiaramente, la bocca parla correttamente, come l’occhio del cieco nato ha visto nitidamente. Gesù guarisce le nostre relazioni col mondo, delle quali la sensorialità è il mezzo: ci dona vera capacità di ascolto, vera efficacia di comunicazione, vera visione delle cose.

Anche oggi, nel caos delle cieche barriere del dialogo, in cui non si ha la pazienza di ascoltare, la prudenza di dire cose vere e buone, la saggezza di guardare la realtà con buon senso e umile lucidità, è proprio questo il miracolo di Gesù del quale l’umanità ha urgente bisogno.

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