Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, è un uomo morto

Titolo della settimana: Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone

Nell’estate del 1963, Sergio Leone, su consiglio di un amico, assiste alla proiezione de La sfida del samurai di Akira Kurosawa, rimanendone folgorato. Non riesce a dormire e, la mattina seguente, chiama Duccio Tessari, Bruno Corbucci e Tonino Delli Colli per scrivere una sceneggiatura. Cresciuto a pane e western, vede in quell’opportunità la svolta della sua vita. Si fa tradurre il copione di Kurosawa per mantenere la struttura: uno straniero arriva in città e si trova coinvolto in una faida tra famiglie per il controllo degli affari.

Nel frattempo, Leone dà mandato alla Jolly Film di pagare i compensi per i diritti alla Toho Film, cosa che non avviene, portando a una causa legale con Kurosawa. Il regista giapponese ottiene come risarcimento i diritti del film per il mercato asiatico e il 15% degli incassi nel resto del mondo. Leone si difende dichiarando che la sua ispirazione proveniva da Goldoni e dall’opera Arlecchino servitore di due padroni, ma senza successo.

Il titolo iniziale del film era Il magnifico straniero. Per il ruolo del protagonista, Leone puntava su grandi nomi come James Coburn, Charles Bronson (ammirati ne I magnifici sette) e Henry Fonda, suo idolo, visto in molti film di John Ford. Tuttavia, i tempi non erano ancora maturi. Fu Claudio Sartori a far recapitare alla Jolly Film una puntata di una serie televisiva americana con un attore taciturno che potesse fare al caso loro: Clint Eastwood. Eastwood accettò di partire per l’Italia per 15.000 dollari, chiedendo solo di non dover fumare. Leone, ancora non del tutto convinto, rispose secco: “A Clint e che, lasciamo a casa il protagonista?”.

Per il coprotagonista, la scelta cadde su Gian Maria Volonté, che Leone già conosceva e stimava. L’attore, seppur riluttante, accettò, confidando agli amici di essere in partenza per girare un “filmetto”. Il cast si completava con Marianne Koch, Wolfgang Lukschy, José Calvo e il mitico Mario Brega.

Terminato il montaggio, tra non pochi intoppi, mancava solo la colonna sonora. A Leone fu consigliato di ascoltare quella di un western musicato da un compositore romano, scoprendo che si trattava di un vecchio compagno di scuola, tale Ennio Morricone. Il resto è storia, con i finti nomi inclusi per far credere al pubblico che si trattasse di una produzione americana.

La prima proiezione avvenne il 10 ottobre 1964, in un piccolo cinema di Firenze, e il passaparola riempì la sala per settimane. Anche Leone vide lì il suo film, in incognito tra la folla, per la prima volta. Da quel momento iniziò una carriera leggendaria, purtroppo interrotta a soli 60 anni. Leone realizzò il sogno di lavorare con Coburn, Bronson e Fonda, e rese omaggio al suo idolo John Ford in C’era una volta il West, con la scena iniziale degli spolverini e la passeggiata in carrozza nella Monument Valley con Claudia Cardinale e Paolo Stoppa, un chiaro richiamo a L’uomo che uccise Liberty Valance.

Non condivido l’idea che Leone abbia reinventato il western. In un momento di transizione generazionale, molti sceneggiatori, attori e registi stavano invecchiando, e lui diede nuova linfa al genere, dilatando le storie e, soprattutto, i tempi. In questo, il ruolo di Ennio Morricone fu determinante: il destino volle che si rincontrassero per scrivere pagine di film in musica, o musica per film, se preferite.

Buona visione.

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