“Zamora 2024”: un esempio di vero cinema italiano
“Zamora 2024” di Neri Marcorè è un film ambientato negli anni ’60, più precisamente nel 1965, che racconta la storia di Walter Vismara, un trentenne proveniente dalla provincia di Vigevano che si trasferisce a Milano per lavoro. Qui entra in contatto con il suo capo, il cavalier Tosetto, ossessionato dal calcio e dall’Inter, una passione che Walter non condivide, ma è costretto a fingere di capire per inserirsi nell’ambiente lavorativo.
Walter, costretto a partecipare a partite tra colleghi, viene soprannominato “Zamora” per la sua goffaggine, un riferimento al famoso portiere spagnolo degli anni ’30. Tuttavia, la svolta nella sua vita avviene grazie all’incontro con Ada, la sua segretaria, e con Giorgio Cavazzoni, un ex portiere di Serie A caduto in disgrazia.
Il film, tratto da un romanzo di Roberto Perrone e dedicato all’autore recentemente scomparso, non si focalizza esclusivamente sul calcio, ma lo usa come sfondo per raccontare temi più profondi legati al lavoro, alla società del boom economico e ai rapporti umani. La pellicola si distingue per la sua regia delicata, lontana dai cliché, con un cast ben assortito e figure femminili forti e decisive.
La colonna sonora, arricchita da brani di Gianni Morandi e Bruno Martino, e la cura per la fotografia, la scenografia e i costumi trasportano lo spettatore nell’Italia degli anni ’60. Nonostante il film sia stato inizialmente ignorato dal grande pubblico, “Zamora 2024” rappresenta un esempio di vero cinema italiano, capace di rievocare lo spirito e la tradizione della nostra filmografia.