Non mi farò una maglietta! Queste cose le lascio a chi è uso a fare propaganda e a impugnare un rosario ma è poco uso alle opere di misericordia. Personalmente non sono avvezza a fare né la prima né la seconda cosa e, quanto alle opere di misericordia, non ho mai amato la “carità pilusa”, perciò, secondo il principio “fa’ che la tua destra non sappia ciò che fa la sinistra”, le mie opere di misericordia, quando posso e nei limiti di ciò che posso, le compio nel più assoluto riserbo e silenzio. Così, giusto per chiarire.

Francesco, quando si dice “nomen omen”… se la sua attitudine al dialogo interreligioso e alla pace, la sua ecologia integrale e il costante invito alla “custodia del Creato” ci riportano al Poverello d’Assisi, il suoi frequenti richiami, a volte anche molto duri, alla dignità del lavoro e alla giustizia sociale, ci rimandano all’altro Francesco, quello di Paola, il Santo di cui sono devotissima, di cui mio figlio porta il nome e la cui agiografia comprende molti episodi a tutela e difesa dei lavoratori più deboli, afflitti e sfruttati, tanto da farne quasi un Santo “sindacale”.

 

Francesco ha santificato Mons. Romero, l’arcivescovo dei poveri, Francesco che ha spalancato le porte a tutti coloro che prima ne erano esclusi, che ha “cacciato i mercanti” dalle gerarchie vaticane, Francesco che ha rimproverato i “sepolcri imbiancati”, Francesco che ha portato la risata all’Angelus. Francesco, venuto “dalla fine del mondo” capace di andare fino in capo al mondo… Francesco, semplicemente.

Ma ciò che me lo ha reso più caro, ed è quasi scontato, è il cibo e non solo perché in più occasioni ha confessato la sua golosità: amava il gelato e la pizza, il “dulce de leche” e le “empanadas” e, in onore alle sue origini piemontesi, prediligeva un calice di Grignolino tanto che la Comunità Laudato sì gli ha dedicato un vino, il “Laudato”, prodotto da uve di Grignolino d’Asti che viene prodotto nella “Vigna del Papa”, così chiamata in suo onore, e venduto per finanziare le opere sociali della comunità.

Nelle sue encicliche “Laudato sì” e “Fratelli tutti” sono molto frequenti i riferimenti al cibo quale strumento di sostenibilità sociale, ambientale ed economica e sono parole di grande vigore e profondità che ciascuno di noi dovrebbe ben tenere presenti quando fa la spesa, perché la cura del Creato e la giustizia sociale si possono costruire anche facendo la spesa. Analogamente, spesso, nelle sue omelie, ha fatto riferimento ai numerosi episodi del Vangelo che raccontano di Gesù a tavola.

Uno dei suoi primissimi incontri, appena eletto al soglio pontificio, fu con l’allora Direttore Generale della FAO, Josè Graziano Da Silva, e ogni anno, dal 2013 al 2024, il 16 ottobre, in occasione della “Giornata dell’Alimentazione” non ha mai fatto mancare il suo messaggio alla FAO e, in qualche occasione, ha presenziato ai lavori. I suoi messaggi (sono tutti consultabili e scaricabili a questo link https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/food.index.html ) sono stati, per me, fonte di ispirazione nella mia attività di comunicatrice del cibo e continueranno ad esserlo sino a che avrò fiato e penna per continuare a raccontare il cibo. Le parole di Francesco, intrise di “charitas”, sono improntate, e in questo viene fuori la potenza della sua formazione gesuitica, a rigore scientifico e ampia visione politica: migrazioni, cambiamento climatico, salute, sicurezza alimentare, contrasto allo spreco, agricoltura sostenibile, salvaguardia delle risorse idriche, equa distribuzione della ricchezza mondiale, ruolo delle Nazioni Unite, tutta l’economia e la politica mondiale si incrociano sul cibo e non v’è tema che Francesco non abbia affrontato proprio a partire dal cibo.

I potenti della Terra che assistono compunti alle sue esequie, che hanno sfilato davanti alla sua bara e sfileranno, ancora, davanti alla sua tomba, ostentando raccoglimento e commozione, assai meglio potrebbero rendergli omaggio mettendo in pratica, finalmente, ciò che Francesco ha scritto in quei messaggi. Se, al di là degli obblighi formali, cerimoniali e diplomatici, sapessero aprire il cuore e la mente e si arrendessero alla potenza delle parole, delle idee, delle proposte di Francesco, allora, davvero, la morte di Francesco non lascerebbe un “vuoto incolmabile” ma la pienezza dell’essere una sola famiglia che abita un’unica casa comune. E che si riunisce intorno a un’unica tavola!

Voglio, infine, ricordarTi così, Francesco, sorridente, a tavola, circondato dai “miei” pasticcieri siciliani dell’Accademia Italiana Gastronomia che prepararono il pasto che condividesti con l’Arcivescovo Corrado Lorefice e 2000 persone, scelti, come sempre, fra quegli ultimi che Tu amavi, in occasione della visita pastorale a Palermo, il 15 settembre del 2018.

Adesso siederai alla tavola celeste magari insieme al nostro carissimo Padre Pippo…

Condividi: