Nella foto di Salvatore Pappalardo il cardianele Prevost, oggi Leone XIV, presiede la messa per il 71 anniversario della lacrimazione della Madonna a Siracusa

Nel solco di Pietro, da Francesco a Leone XIV

Ho appreso dell’elezione di Leone XIV dal suono delle campane delle chiese che in viale santa Panagia hanno gioiosamente annullato il rumore del traffico.
Avevamo appena finito di impaginare gli articoli dedicati alla testimonianza di Francesco e ci eravamo aggiornati con la redazione per chiudere il giornale in attesa della fumata bianca.

Nasce così questa edizione straordinaria di Cammino che, praticamente in diretta tipografica, annuncia l’esito del Conclave e ricorda l’amato pontefice ritornato alla Casa del Padre. A legare le due parti ci ha pensato la Madonna delle Lacrime, come evidenziato nella titolazione della prima pagina.

Il nome scelto dal nuovo pontefice statunitense e laPace” che egli ha invocato, presentandosi ai fedeli, hanno già dato indicazioni sul suo apostolato nel solco del magistero sociale di una Chiesa che vive nel suo tempo, cogliendone le emergenze.
Accorato il ricordo del suo predecessore, Francesco, così come merita una notazione il richiamo al “
non abbiate paura” di Giovanni Paolo II.
L’emozione, la commozione che traspariva nelle sue parole ha inoltre suggellato la comunione fraterna con il suo popolo presente in vario modo in piazza San Pietro.
La Chiesa universale di Roma, con i 133 cardinali provenienti da ogni parte del mondo ha dunque scelto Robert Francis Prevost come successore di Pietro, un missionario formatosi con la regola di Agostino, per costruire i “ponti” necessari a “
una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono“.

Insomma pare profilarsi un aggiornamento 4.0 della Rerum Novarum di Leone XIII (enciclica fondamentale per il magistero sociale della Chiesa) con le significative sfide avviate da Francesco. Segni di “rassicusazione”, potremmo azzardare, vierso qunti auspicavano una continuità con il suo predecessore).

Mosè non entrò in Terra Santa – abbiamo già scritto quando ci chiedevano sulla necessità di una continuità con Francesco Giovanni XXIII non concluse il Concilio Vaticano II: eppure la loro missione si è comunque compiuta. 

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