Dirigenti scolastici sovraccaricati di responsabilità: tra burnout e delirio di onnipotenza
Un malessere misurabile: i dati ANP–LUMSA
Secondo il Rapporto ANP–LUMSA 2024, condotto su 1.798 dirigenti scolastici, il burnout non è un’eccezione ma una tendenza strutturale: “condizione di stress cronico legato all’ambiente lavorativo, caratterizzata da esaurimento emotivo, cinismo e ridotta efficacia professionale”.
Il 51 % lavora a un ritmo “molto elevato”, l’82 % gestisce continuamente attività multiple, il 75 % affronta richieste emotive significative e quasi il 79 % è costretto a mascherare le proprie emozioni sul lavoro.
Il burnout medio è pari a 66,37 su 100, mentre i punteggi su problemi di sonno (54,9), stress (58,7) e sintomi depressivi (35,5) delineano una vera emergenza organizzativa.
In Sicilia: carenza di personale e crisi d’identità
In Sicilia, la situazione è ancora più fragile: nel 2025 si prevede l’assunzione di appena 42 nuovi dirigenti scolastici, mentre prosegue l’accorpamento forzato degli istituti.
In province come Siracusa, dove la carenza cronica di personale ATA e DSGA è diventata la norma, i dirigenti si trasformano in “solisti amministrativi”, chiamati a gestire ogni aspetto gestionale senza squadra.
Il caso estremo si è registrato a Noto, dove una dirigente è stata aggredita fisicamente da uno studente durante un colloquio disciplinare.
Dall’autorità alla solitudine decisionale
Il modello del “preside-sceriffo”, nato da riforme che hanno accentuato il potere individuale del dirigente, ha prodotto un’evidente asimmetria organizzativa.
La mancanza di leadership distribuite e di strutture di supporto trasforma l’autorità in solitudine decisionale, e la normale dialettica interna in un “affronto personale”.
Sempre più frequentemente, assistiamo a un comportamento autoritario che mortifica il confronto pedagogico e riduce il collegio a un organo esecutivo senza voce.
Il rischio: dalla missione educativa al riscatto personale
Chi guida una scuola è chiamato a custodire una missione educativa collettiva. Ma c’è un rischio concreto, oggi sempre più visibile: quello di una leadership scolastica mossa non dalla competenza, bensì da un bisogno di riscatto personale.
Dirigenti non preparati, spesso isolati, talvolta in cerca di rivalsa o di visibilità, finiscono per esercitare il potere con tratti di controllo compulsivo e manie di onnipotenza.
La scuola viene così trasformata in un feudo personale, dove ogni voce critica è messa a tacere e ogni divergenza è vissuta come minaccia.
Il burnout dei dirigenti scolastici, quindi, non è solo un fatto individuale: è una distorsione sistemica che chiede risposte urgenti e strutturali:
– Riconoscere e tutelare il carico emotivo e cognitivo della funzione
– Potenziare l’organico scolastico, a partire dal personale amministrativo
– Introdurre percorsi di formazione, mentoring e supervisione psicologica
– Ripensare la leadership come processo distribuito e condiviso
In caso contrario, non solo bruceremo i dirigenti, ma con loro l’intero impianto educativo della scuola pubblica.