Siracusa non ha il consiglio comunale, e si ritrova un sindaco a tempo, almeno fino al 15 gennaio 2020. In questa data il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo ha convocato le parti in campo per decidere circa la sentenza del Tribunale Amministrativo di Catania, che, accogliendo parzialmente il ricorso del già candidato a sindaco Ezechia Paolo Reale, ha disposto nuove elezioni in 9 sezioni elettorali delle 123 totali (riscontrando evidenti “errori” nelle operazioni di scrutinio), ed annullato il verbale di proclamazione a sindaco di Francesco Italia. Ad oggi la Regione Siciliana ha nominato il Commissario per il Consiglio comunale (dovesse servire, anche per il sindaco) nella persona del Dirigente regionale Margherita Rizza ed il Cga ha sospeso gli effetti della sentenza del Tar che dichiarava “non eletto” Italia.

Per quanto complicato, è possibile capire e ricostruire (non di certo accettare) le vicende che hanno portato allo stallo della rappresentanza democratica nella città un tempo capitale dell’Impero Bizantino; ma è ancor di più difficile, anche per il genio di Archimede, poter prevedere gli sviluppi dell’intricata vicenda politica, elettorale, sociale, giudiziaria. In teoria,nel corso del prossimo anno è possibile che riviva il Consiglio Comunale, con una diversa composizione sia di consiglieri che di gruppi consiliari; è possibile che diventi sindaco anche uno dei candidati del 10 giugno 2018 che non era entrato nemmeno nel ballottaggio del 26 giungo 2018, così come che Italia rimanga o sia “rieletto” primo cittadino o che Reale ottenga la fascia tricolore già con la sola proclamazione del voto delle nove 9 sezioni birichine.

Tuttavia il dibattito politico al momento sembra svilupparsi su tesi contrapposte ma entrambe dignitose: posto che un po’ tutti riconoscano più o meno esplicitamente che le operazioni di scrutinio non si siano svolte al meglio, è più importante assicurare alla Città un governo stabile e quindi soprassedere su errori formali e marginali confermando Italia sindaco oppure dare priorità al rispetto delle regole del gioco democratico e quindi rivotare nelle sezioni elettorali in cui non è espressa in modo chiara ed inequivocabile la volontà del corpo elettorale.

A tal proposito abbiamo girato l’amletico quesito “governo o democrazia”ai diretti interessati, magari per potere scrivere la trama per uno degli spettacoli del prossimo ciclo delle rappresentazioni classiche; anche se ancora è presto per decidere se come Commedia o Tragedia.

Cammino: Sindaco Italia, lei ha fatto ricorso alla sentenza del tar, ritiene che quanto sia stato rilevato dal giudice amministrativo di primo grado nelle nove sezioni sia da considerarsi poco utile rispetto all’esigenza di assicurare un governo stabile alla città?

F.Italia: La città ha già un governo stabile ed eletto più che legittimamente attraverso un primo turno e un turno di ballottaggio. Mentre sul primo turno il tar avrebbe rilevato alcune irregolarità formali di verbalizzazione su circa 4000 voti legittimamente espressi, sul turno di ballottaggio non è emerso alcun tipo di problema. Se il consigliere Ezechia Reale, alla luce di quanto ipotizzato dopo il secondo turno, avesse richiesto il riconteggio dei voti il risultato non sarebbe in alcun modo cambiato. L’obiettivo del consigliere reale, alla seconda schiacciante sconfitta consecutiva, era quello di annullare interamente le elezioni. Abbiamo proposto appello alla sentenza al fine di garantire la necessaria continuità amministrativa e non arrecare un danno ai nostri concittadini che riteniamo sproporzionato rispetto alle irregolarità formali riscontrate dal giudice amministrativo e comunque non idonee a sovvertire i risultati del primo turno delle elezioni 2018.

Cammino: Cosa c’è di tanto urgente per la città che giustifichi il suo ricorso verso la sentenza del Tar e le incertezze amministrative che ne derivano?

F.Italia: Pensare che la città non abbia urgenza di portare a compimento tutti gli atti di programmazione avviati con le conseguenze che ne derivano per i cittadini, è quantomeno singolare. Il migliore dei commissari regionali non ha comunque il compito di operare scelte che vanno ad incidere sul presente e sul futuro dei nostri concittadini ma di svolgere le attività di gestione ordinaria. Non solo un’urgenza amministrativa ma anche democratica.
Le scelte vanno, infatti. affidate ai soggetti democraticamente scelti dai cittadini sulla base dei programmi elettorali e di quella sete di sviluppo cui giustamente fa riferimento.

 

Cammino: Se il Cga dovesse darle ragione, la città rimarrebbe comunque senza Consiglio, come pensa di assicurarsi comunque il conforto del confronto democratico e del pluralismo politico nelle scelte strategiche improcrastinabili per una città assetata di sviluppo?

F.Italia: Abbiamo già avviato una seria e diversificata interlocuzione non solo con I rappresentanti politici ma anche delle forze datoriali e sindacali, le associazioni, le categorie produttive.
Cito ad esempio la collaborazione con il comitato aria nuova, composto da 16 associazioni del territorio, con cui abbiamo avviato la piantumazione di un bosco di mille lecci nel cuore della città.
È chiaro che il dialogo presuppone il desiderio condiviso di sedersi a un tavolo comune. Ciò in consiglio comunale, è stato per lo più impedito da un’opposizione strumentale e faziosa esclusivamente intenta a distruggere piuttosto che a costruire.

Cammino: avvocato Reale, lei ha messo in stallo l’amministrazione della città per rivendicare la correttezza nelle regole del gioco? E’solo un problema di forma sulla sostanza?

P.E.Reale:Assolutamente si, la governabilità fuori dalla regole non è democrazia

Cammino: Ma lei pensa che siano stati i siracusani a non saper votare o cosa, come è possibile che sia successo quello che lei sostiene nel suo ricorso?

P.E.Reale:La domanda è perché è successo, e dato che è successo non dobbiamo ricercare le colpe ma prendere atto che le elezioni sono state falsate. La ricerca delle colpe non compete a me, eventualmente alla procura.

Cammino: Lei ha presentato al ricorso al Cga contestando l’operato di altre 10 sezioni? Non si rischia di invalidare l’intero voto se il Cga dovesse accogliere le sue tesi?

P.E.Reale: Questo è un dato tecnico che non mi interessa. Io sto facendo una battaglia di principio e non la ricerca di una poltrona. Il problema è che quando si va a votare si deve avere un risultato vero, per tutte le elezioni non solo quella di cui stiamo parlando; è insopportabile andare alle urne e pensare che il proprio voto sia falsato.

Questo allontanerebbe ulteriormente la gente, che deve sapere che c’è qualcuno che vigila. Il resto appartiene al giudice amministrativo.

 

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