Sarà un caso, ma l’Italia riparte sempre dal 2 giugno.
Non tanto tempo fa nasceva la Repubblica italiana, anche se sembra trascorsa un’eternità.
I protagonisti dell’epoca uscivano provati da anni di sofferenze. Divisi su opposte visioni del mondo, le tribolazioni li avevano forgiati al dialogo e al rispetto reciproco. Misero le fondamenta per il rilancio economico, risanare le casse dello Stato e creare istituzioni sovranazionali per la garanzia dei diritti civili ed il benessere sociale ed economico dei popoli. Ma sopratutto unirono il popolo della campagna con quello della città, collegarono il sud ed il nord della nazione.
Stavolta il 2 giugno segna la fine del lockdown da Covid-19… gli attori di oggi, tolto Mattarella ed il suo omologo tedesco, sono persone cresciute negli anni del benessere economico e nei fasti psichedelici della globalizzazione.
Adesso l’Italia cerca di ripartire nonostante il timore di un nemico invisibile che in pochi mesi ha messo in discussione decenni di progressi e di eccessi dell’umanità.
Si, ma rimane inesplorata la vera domanda: verso dove si riparte?
Fino ad ora tutti gli esponenti politici parlano di distribuire soldi a pioggia. Nessuno, tranne Cacciari, ha il coraggio di parlare di “sacrifici” inevitabili. Certo, nel tempo dei consenso via social sarebbe già tanto se qualcuno avesse le idee chiare ed indicasse con coraggio una meta da raggiungere per rendere credibile e sopportabile la tensione per la cosiddetta #fase 3, a costo di perdere momentaneamente qualche like.
Forse, prima ancora di parlare di rilancio dell’economia, è necessario attingere a piene mani all’eredità morale dello storico “2 Giugno”, quando persone credibili, capaci di confrontarsi, in grado di superare steccati e pregiudizi, hanno saputo trovare il giusto compromesso e individuare comuni priorità e le mete su cui fondare ogni azione di rilancio, nel rispetto dell’altro!
Non è mettendo la polvere sotto il tappeto che si risolleverà una nazione sempre più indebitata.
E’ ora di guardarsi negli occhi, chiarirsi ed avere la capacità di fare sintesi.
Gli annosi nodi irrisolti che si sono manifestati nella loro drammaticità -a Siracusa come in tutta Italia – in occasione della #fase 1 e della #fase 2 se non definitivamente affrontati oggi, saranno una zavorra insostenibile per affrontare la #fase 3.
Solo per citarne alcuni da cui non si può prescindere:
La burocrazia: come dare certezze ai cittadini ed alle imprese, quando le procedure di lavorazione delle pratiche hanno visto, per esempio, una regione incapace di assicurare in tempi ragionevoli la Cig a migliaia di lavoratori siracusani?
La giustizia: come garantire il rispetto dei diritti e delle libertà individuali in un sistema colpito dallo scandalo per la “politicizzazione” del Csm ed in cui gli avvocati siracusani sono costretti a manifestare per il sostanziale blocco operativo del tribunale?
La sanità: quali garanzie per i pazienti quando assistiamo al rimpallo di competenze fra Stato e Regioni e sopratutto quando nel territorio siracusano abbiamo toccato con mano le difficoltà nell’affrontare l’emergenza Coronavirus da parte un sistema gestionale che ha mostrato tutti i suoi limiti ?
I modelli di sviluppo: come rifondare un nuovo equilibrio economico se le produzioni mondiali sono interamente delocalizzate, se la finanza primeggia sulla realtà imprenditoriale e quando a Siracusa da anni rimane al palo ogni tipo di investimento pubblico e privato in attesa di una monocultura economica basata su un turismo privo di servizi, di collegamenti, … di serenità internazionale.
Insomma, c’è molto da fare, buon 2 giugno Italia, anche Siracusa è con te!