Gli attori politici pro-tempore hanno riportato all’attualità il cosiddetto “paradosso della nave di Teseo”: se per conservare la nave di legno si sostituiscono nel tempo tutti i suoi elementi, alla fine si tratterà comunque della stessa nave?
In pratica gli elettori osservano come non passi giorno che almeno un partito non dica l’esatto opposto di quanto dichiarato in campagna elettorale.
Le posizioni che man mano stanno assumendo i capi popolo del momento fanno girare la testa, tanto sono evidenti le capriole messe in atto per mascherare l’inverosimile.
Il dibattito sul rapporto fra etica e politica è sempre stato un argomento sofferto. Machiavelli ne ha fatto la sua fortuna editoriale e, molto più di recente, anche Norberto Bobbio ha sviluppato parecchie riflessioni in merito.
È pur vero che solo gli idioti non cambiano idea, ma quando è così evidente è come se il popolo sovrano fosse considerato “fesso”. Anche un partito può cambiare legittimamente in modo radicale le proprie posizioni, ma quando si tratta di un’inversione di 180° non sarebbe meglio chiedere il conforto dei propri elettori sottoponendo al loro giudizio il rinnovato programma?
Forse è troppo chiedere moralità alla politica, ma un po’ di pudore non guasterebbe certo: stavolta non si sta giocando con qualche emendamento, si toccano in modo significativo i principi della rappresentanza democratica.
Infine, ma non per ultimo, se non si risponde al paradosso di Teseo non ha nemmeno senso quest’ultimo referendum. Gli Italiani si erano già espressi sul sistema elettorale preferito: maggioritario con candidati riconoscibili e niente preferenze; poi ci fu la legge elettorale anticostituzionale chiamata “porcellum” e come per incanto … indietro tutta!
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