Le etichette degli alimenti sono studiate per indurre il consumatore a scegliere quel prodotto invece che un altro. E’ del tutto normale che sia così. Nel marketing è prassi che l’abito faccia il monaco, all’etichetta viene affidato il compito di raccontare un prodotto per renderlo appetibile al consumatore.

Ma l’etichetta deve riportare anche alcune indicazioni obbligatorie per legge che devono esplicitare le caratteristiche del prodotto ed elencarne gli ingredienti, in ordine di peso decrescente (per primo l’ingrediente presente in maggior quantità e, via via, per ultimo quello in minor quantità) e lì non è possibile barare perché, ove le diciture non siano veritiere, sono previste sanzioni molto pesanti a carico del produttore mendace. Per questo motivo, quando scegliamo un prodotto da un scaffale e lo mettiamo nel carrello, dobbiamo sempre leggere con cura le parti scritte in piccolo e sul retro.

Un esempio servirà a capire meglio: sullo scaffale di un supermercato sono in vendita delle paste di mandorla, i classici biscotti alle mandorle siciliani con la ciliegina al centro; ma, leggendo bene la lista degli ingredienti scopriamo che la “pasta di mandorla”, ingrediente indicato per primo e, quindi, presente in maggior quantità rispetto agli altri,  si compone (anche qui in ordine decrescente) di zucchero, legumi 35%: fagioli bianchi, fagioli di soia, mandorle 10% , amido modificato di patata, olio vegetale raffinato: colza, armelline, e seguono una serie di additivi e aromi; alla cosiddetta “pasta di mandorle” si aggiungono: farina di mandorle 20%, zucchero, albume, miele, aroma  mandorla amara e frutta candita.

Se confrontiamo la lista degli ingredienti con la ricetta tradizionale delle pastine di mandorla presente sul qualunque ricettario di pasticceria siciliana scopriamo che le paste di mandorla si fanno solo con mandorle, zucchero, miele, albume e una piccolissima parte di mandorle amare.

Eppure la parte frontale della confezione parla di “originali dolcetti della pasticceria siciliana” .

Ma da quando la pasticceria siciliana prevede l’impiego di fagioli bianchi e fagioli di soia? Il retro della confezione riporta le esatte diciture di legge, la parte anteriore, quella che il consumatore vede per prima, certamente induce in errore perché porta l’acquirente poco attento a ritenere che quei dolcetti siano conformi alla tradizione siciliana. Ovviamente il prezzo di questo prodotto è decisamente inferiore al prezzo delle paste di mandorla preparate secondo tradizione senza l’impiego di altri ingredienti che non siano mandorle, zucchero, albume e miele.

Questo è solo un esempio; potremmo portarne tanti altri: olio extravergine d’oliva in promozione che, ad una lettura più attenta dell’etichetta, si scopre essere una miscela di oli comunitari ed extra-comunitari, miscele che hanno caratteristiche di salubrità, organolettiche e qualitative assai inferiori a quelle dell’olio extra-vergine d’oliva di produzione certificata italiana, spaghetti, rigatoni, paccheri ed altro, indicate come prodotte in Italia ma che, ad una lettura attenta – ribadiamo- si scopre essere prodotte con grano proveniente da paesi nei quali la legislazione sull’uso del glifosato (che l’OMS ha riconosciuto come potenzialmente cancerogeno) è assai più permissiva di quella italiana.

Quando andiamo al supermercato, dunque, non dobbiamo avere fretta; nell’interesse della nostra salute, del nostro gusto e della nostra tasca, prendiamoci tutto il tempo che serve per leggere bene le etichette. Il retro, soprattutto! Per mangiar bene, ci vuole occhio!

  • Credito immagine in evidenza: dalla rete
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