NOSTRO SERVIZIO – CAMMINO EDIZIONE TIPOGRAFICA DEL 20 12 2020.
Riproponiamo l’articolo già pubblicato su “carta” in vista dell’imminente incontro fra le parti per discutere circa l’attuale crisi del polo industriale megarese.
La zona industriale insediata nei comuni di Augusta, Melilli e Priolo Gargallo ebbe origine nel 1949, quando il cavaliere Angelo Moratti aprì la Rasiom, un complesso di raffinazione del petrolio greggio. L’attività di quello che venne poi definito il “polo petrolchimico” ebbe una costante espansione, producendo occupazione, sia diretta che nell’indotto, e ricchezza per il territorio, fino alla prima crisi della fine degli anni settanta, con la chiusura di vari impianti e stabilimenti e il trasferimento altrove di vari cicli produttivi. Un ulteriore momento di crisi avvenne dalla metà degli anni ottanta, con una forte riduzione delle attività, e conseguenti problemi di riconversione. Nel 1997 il controllo della ISAB assunto dalla ERG dei fratelli Garrone sembrava aver riequlibrato la situazione, modernizzando il polo di raffinazione ed integrandolo con oleodotti, adeguando l’efficienza produttiva e prestando attenzione anche alla compatibilità ambientale. Ma la Erg dopo alcuni anni ebbe difficoltà economiche e cedette l’attività alla società russa Lukoil, vista allora come la salvatrice della zona industriale, per la sua intenzione di voler investire ingenti capitali nel complesso industriale siracusano per elevarne gli standard, allo scopo di riprendere le quote di mercato erose dalla concorrenza indiana e cinese.
Di recente, anche a causa dell’emergenza sanitaria, i ricavi dell’industria petrolchimica si sono fortemente ridotti, senza beneficiare di ristori di Stato, in un settore già in recessione. La Lukoil ha previsto una totale fermata per gli interventi di manutenzione degli impianti e presentato un piano industriale per il 2021 – definito da fonti vicine alla proprietà “ più che un piano di riorganizzazione, un piano di sopravvivenza, per non chiudere” – che prevede per i primi 3 mesi del 2021 che tutti i dipendenti diretti di Isab Lukoil fruiscano delle ferie arretrate, ma – se le condizioni economiche e di mercato non cambieranno – da aprile ha previsto l’ipotesi di accedere, seppur in forma lieve, alla Cassa integrazione a rotazione: 5 giorni di al mese per i giornalieri, 4 giorni al mese per i turnisti.
I sindacati unitari non ci stanno. Valutano le iniziative adottate “inadeguate ad affrontare il momento, perchè prive di solidità e prospettiva futura per la raffineria. Temono che il piano presentato dai russi abbia un effetto domino su tutta la zona industriale di Siracusa, il cui perno centrale sono proprio gli impianti per la raffinazione del petrolio. Le ricadute più pesanti si avranno sull’indotto, sulle ditte che gravitano nell’orbita della zona industriale per riparazioni, manutenzioni e lavori accessorii: con meno investimenti e meno impianti in funzione, diminuirà il ricorso a questi servizi. Interrotte le relazioni sindacali con l’azienda Cgil Cisl e Uil chiedono “la disponibilità del prefetto di Siracusa a convocare un tavolo urgente per mettere insieme le organizzazioni sindacali e l’azienda. Siamo di fronte ad una vicenda dai notevoli, possibili, sviluppi sociali e abbiamo il dovere di trovare soluzioni condivise utili a governare questo difficile momento”.
Sulla vicenda si sono avute immediate ripercussioni, ritenendo che la crisi metterà a dura prova la tenuta sociale ed economica e potrebbe causare un nuovo disagio sociale. Si teme che superata la crisi del Covid, si possa subire la crisi dei licenziamenti.
E’ intervenuta, tra gli altri, la parlamentare regionale Daniela Ternullo, melillese: “Quello che non serve in una provincia precipitata nel fondo della classifica sulla qualità della vita è la mancanza di dialogo tra una delle più importanti aziende del petrolchimico, la Lukoil, e il sindacato: è il momento di fermarsi e ragionare. Faccio un appello alla proprietà affinché programmi investimenti da presentare al ministero per rafforzare l’impegno sul nostro territorio e favorire così il rilancio dell’occupazione”.
Il deputato regionale siracusano Giovanni Cafeo ha previsto di convocare preso la Commissione Attività produttive dell’Assemblea Regionale Siciliana i vertici Lukoil e i sindacati, sia per un chiarimento sulla vicenda sia per avere un quadro più dettagliato sull’idea di futuro immaginata per il territorio. “Se a seguito dell’audizione l’ipotesi in campo fosse quella di investire per uno sviluppo sostenibile con l’obiettivo di una transizione energetica rispettosa delle nuove direttive ambientali, della sicurezza e degli obiettivi comuni europei – ha detto Cafeo – saremo accanto all’azienda, ma se l’idea è quella di dismettere gli impianti, trasformando tutto in un deposito di stoccaggio in barba alle conseguenze sociali e alle ricadute economiche, allora le nostre posizioni saranno ben differenti”.
Peppe Patti, noto ambientalista siracusano, ritiene che bisognerebbe utilizzare i fondi del Recovery Fund e ripensare il territorio industriale di Siracusa, eliminando le fonti fossili e investendo in decarbonizzazione. il Pil aumenterebbe (del 30% entro il 2030) e crescerebbe il tasso di occupazione, con forte beneficio per i giovani.
L’auspicio è che, anche grazie all’intervento del Prefetto, si trovi un punto d’incontro, visto che sia l’azienda che i sindacati sono convinti della necessità di aprire un dialogo che per i sindacati dovrebbe essere un “confronto serrato con i massimi livelli istituzionali, per dare risposte coerenti ai lavoratori” mentre per Lukoil si parla di “massima disponibilità a riprendere un confronto costruttivo”.
Comunque a rilanciare la posta in gioco sull’aere industriale della provincia è sopraggiunta l’eco dei lavori parlamentari palermitani: “Il porto di Augusta, uno dei più strategici della provincia, è al centro del dibattito sul Recovery fund, in commissione europea all’Ars – come tiene a riferire il deputato regionale Rossana Cannata – dopo una serie di audizioni abbiamo affrontato gli ambiti su cui andrà ad incidere il Piano per la ripresa e la resilienza”.
Il nostro augurio è che si trovi una soluzione che riesca a conciliare le esigenze della proprietà con quelle dei lavoratori e del tessuto sociale direttamente ed indirettamente interessato.
Alberto Lo Passo