L’Olimpiade è fatta anche di insuccessi. Ma il cammino è già iniziato

Chissà se nei lunghi pomeriggi avolesi, quelli con il sole che picchia implacabile, Luigi Busà, ragazzo troppo sovrappeso e un po’ deriso dagli amici ragazzini, aveva mai immaginato di trovarsi un giorno a Tokio a cantare l’inno di Mameli sul gradino più alto del podio del Nippon Budokan, il palazzetto a due passi dal sacro palazzo imperiale.

Luigi Busà

Eppure è accaduto, dopo che Luigi aveva iniziato, grazie al Karate, disciplina ammessa per la prima volta alle olimpiadi, ed agli allenamenti guidati dal padre Nello, a trasformare il suo fisico, a diventare un vero atleta sempre più potente fino a scalare i vertici di questa arte marziale. Anche Samuele Burgo viene da lontano, dagli infiniti colpi di remo piantati sull’acqua nemmeno tanto limpida della fonte Ciane, fin da bambino, ogni giorno senza pensare ad altro. Per Samuele il traguardo olimpico è stato il coronamento di una carriera che già vanta una grande esperienza internazionale. A Tokio ha dovuto fare i conti con i migliori campioni di una disciplina praticata in tutto il mondo. Alla fine il nono posto nel k1000, con la vittoria in finale B, ha fatto capire a lui ed ai tantissimi amici e tifosi siracusani che sono rimasti svegli per seguire Samuele senza rimanere piegati dall’impossibile fuso orario, che Tokio è stato il punto di partenza di un percorso luminoso che si chiama Parigi 2024. Da domani Samuele Burgo inizierà nuovamente a volare sull’acqua per inseguire il suo sogno.

Salvatore Burgo

Quei sogni che diventano realtà solo alle Olimpiadi, e queste per noi italiani, e per noi siciliani, olimpiadi da sogno lo sono state sicuramente.  Questi quindi giorni ci hanno regalato momenti unici, non solo di sport, ma anche di vita vissuta. La vittoria di Jacobs nei cento metri, quei dieci secondi, anzi meno, che durano un eternità, sono qualcosa in più. Rimarranno dentro di noi perché rimarranno uno di quei momenti della nostra vita in cui ci ricorderemo sempre dove eravamo e con chi eravamo il primo agosto 2021. Come le vittorie ai mondiali di calcio, come, per chi c’era i duecento metri di Livio Berrutti alle olimpiadi di Roma.

In Italia ci sono 2800 società di Atletica Leggera, quasi tutte in lombardia, ed un sistema spesso polverizzato affidato perlopiù alla volontà degli allenatori.  L’atletica, la regina degli sport, a Tokio, è stata la nostra linfa vitale, la nostra cascata di medaglie, ne abbiamo prese più di quante ne avevamo conquistate nelle ultime otto edizioni. Per tanti anni l’atletica è stata la parente povera del nuoto.  con le mamme che buttavano i figli in piscina e abbandonavano le piste di atletica, fino ad impoverire un movimento che ha ripreso vigore, non solo con la marcia, tradizionale fortino di medaglie delle nostre spedizioni, ma anche con la velocità dove dopo i trionfi  Mennea eravamo quasi scomparsi. La vittoria nella staffetta non è il frutto di un singolo atleta, ma della crescita collettiva della squadra e della preparazione nei cambi. Filippo Tortu, eliminato in semifinale ed oscurato da Jacobs nei 100 metri, sembrava sul punto di abbandonare le olimpiadi, ed invece è  esploso nell’ultima frazione consegnando all’italia una vittoria leggendaria ed una medaglia che si affianca alle altre due staffette cariche di storia, quella del 1936, quando la nostra staffetta dopo aver fatto il saluto fascista davanti ad Hitler, si inchino al mito di Jesse Owens che portò alla vittoria la staffetta americana, e quella di Mosca del 1980, boicottate dagli americani, dove fu l’inglese Wells a precedere di un soffio Pietro Mennea.

Stavolta le parti si sono invertite, nel filone dorato che è partito dalla parata Donnarumma a Wembley con gli inglesi che iniziarono un mese di sconfitte all’ultimo respiro. Da domani la cosa più difficile sarà ritornare a come eravamo prima, al calcio miliardario dei diritti televisivi ed agli sport minori, che poi minori non sono, relegati nelle ultime quattro pagine dei giornali sportivi. Bisognerà aspettare Parigi per sognare ancora. E aspetterà anche Sandro Campagna, allenatore della nazionale di pallanuoto, eliminata ai quarti dalla fortissima Serbia che andrà a vincere l’oro. Parigi sarà il suo orizzonte. Campagna da grande uomo non solo di sport, senza mezzi termini, si è caricato sulle sue spalle la responsabilità dell’insuccesso. Si è preso le critiche cosi come si era preso i trionfi dopo la vittoria al campionato del mondo. L’Olimpiade è fatta anche di insuccessi. Ma il cammino è gia iniziato. Mancano solo quattro anni meno un giorno

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