«La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17)

  • Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di mons. Lomanto in occasione della visita natalizia al tribunale di Siracusa

 

Ill.mo Signor Presidente del Tribunale,

Ill.mi Signori Giudici Presidenti di Sezione,

Ill.mi Signori Giudici tutti,

Ill.mo Signor Procuratore della Repubblica,

Ill.mo Signor Procuratore Aggiunto,

Ill.mi Signori Sostituti Procuratori,

Ill.mo Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Consiglieri tutti,

Ill.mo Presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani di Siracusa, Direttivo e componenti tutti,

Ill.mi Signori Avvocati,

Personale tutto addetto al servizio della giustizia presso questo Tribunale,

 

Ci ritroviamo nuovamente in questo Palazzo di Giustizia per scambiarci gli auguri natalizi e, al contempo, per condividere una riflessione sul vostro prezioso ministero a favore della giustizia.

Come affermava il grande giureconsulto romano Ulpiano, Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi (D. 1.1.10). Il compito dei giuristi, dunque, è stabilire anzitutto se a una pretesa corrisponda o meno un diritto, per poi determinarne la titolarità. Per pervenire alla definizione di tali rapporti, la cultura giuridica ha fatto ricorso alle dinamiche processuali che sono finalizzate ad accertare la verità delle posizioni di parti che vantano reciproche pretese.

La verità è concetto a me molto caro, tanto da averlo posto all’interno del mio motto episcopale: Sanctificati in veritate. Sono parole tratte dalla preghiera sacerdotale di Gesù e contenute nel Vangelo di Giovanni: «Per loro io consacro me stesso affinché essi siano consacrati nella verità» (Gv 17,19). Il cristiano, dunque, deve costantemente porsi alla ricerca della verità, secondo le parole dello stesso Gesù che, nella verità, in forza della Sua Passione, ci ha consacrati. Peraltro, Egli dice di se stesso di essere via, verità, e vita (cf. Gv 14,6) e la Chiesa è una comunità che sussiste sulla Parola di Verità che è Cristo, è costantemente chiamata a consacrarsi, ovvero a lasciarsi giudicare, orientare e determinare dalla Verità di Cristo.

Sebbene in questi luoghi non si cerchi, in via immediata, la Verità che è Cristo, tuttavia, ogni verità a Cristo è orientata e da Lui promana, in quanto Egli è la Verità tutta intera (cf. Gv 16,12). L’attività processuale, che in queste aule ha luogo e per cui voi indefessamente e lodevolmente impiegate la vostra vita, è sempre orientata alla ricerca della verità, di quella verità che consente suum cuique tribuere. Se è vero, infatti, che le sentenze si pronunciano sempre ex actis et probatis e che, nella millenaria esperienza giuridica del nostro popolo è stato stabilito che quod non est in actis non est in mundo, è anche vero che la verità non si esaurisce nel mero soppesare le prove che l’una e l’altra parte adducono, ma rimane sempre una dimensione oggettiva ed esterna, alla cui conoscenza l’istruttoria mira a pervenire. A tale riguardo, infatti, il sistema delle impugnazioni ordinarie e straordinarie garantisce che l’ordinamento si orienti sempre alla ricerca di quella verità che può mettere in discussione anche numerose precedenti e consolidate pronunce.

Il vostro alto ministero, dunque, è un ministero a servizio della verità, di quella verità che non teme di porre più, e più volte, in dubbio, conclusioni cui si è pervenuti; un ministero che richiede l’umiltà di chi sa che la ricerca della verità va al di là delle opinioni che ciascuno possa essersi, più o meno fondatamente, create e importa un uscire da sé per mettersi in cammino verso un approdo che può essere del tutto differente da ciò che, prima facie, si poteva dare per scontato.

Siete tutti dei cercatori della verità, di una verità che si fonda sull’ascolto, sulla ponderazione, sul discernimento, e, infine, su una determinazione che affonda le sue radici su quella certezza morale che il giudice ritiene di avere raggiunto all’esito del processo. Ma, intervenga o meno il giudicato, quella pronuncia è sempre aperta alla dimensione oggettiva ed esterna della verità che si pone quale parametro ultimo e ultimativo e che può importare una revocazione di quanto pronunciato.

Vedete, dunque, come la verità abbia una vocazione oggettiva che, purtroppo, spesso, nel comune pubblico confrontarsi, pare scolorire in favore dell’opinione che, se suffragata da una maggioranza, magari la più rumorosa, viene ad essere imposta quale verità. Il servizio che voi prestate, invece, ci ricorda come la verità non possa imporsi con la forza. Essa, invece, si impone per se stessa, in quanto verità, perché la verità è. E quando pressioni di vario genere vogliano imporre quanto è irragionevole o semplicemente opinabile in termini di verità, è allora che alla forza della ragione si sostituiscono le ragioni della forza e la società segna il suo inesorabile declino.

Carissimi amici, cercatori e servitori della verità, mi auguro che il Dio che si fa bambino, l’Onnipotente che si fa bisognoso di tutto, il Signore della storia che nasce nell’umiltà del presepe possa sempre più spingervi a rigettare l’apparenza, per intus legere lo splendore della Verità. Buon Natale!

  • Credito immagine in evidenza: dalla rete.
Condividi: