“Gli occhi di Maria“, è questo il titolo dell’ultimo libro di mons. Giuseppe Greco, il quale, come sottolineato dall’arcivescovo di Siracusa Francesco Lomanto, pone un’importante riflessione circa la duplicità dello sguardo della Madonna, capace di divenire il punto di contatto fra gli uomini e Dio, fra la quotidianità della vita umana e la dimensione cristiana.
Nella società in cui il concetto del dualismo si sostanzia sempre più anche nel modo di rapportarsi, in cui lo scontro ha sostituito il confronto, in cui la divisione in fazioni ha prevalso sull’idea di comunità, ci si è abituati a porre l’attenzione su ciò che divide rispetto a ciò che unisce, arrivando quasi a rinnegare quel senso di fratellanza che risulta elemento paradigmatico della vita cristiana. Gli occhi, come sottolineato durante la presentazione del volume lo scorso 19 maggio, sono di per sé capaci di coniugare due realtà fra loro apparentemente differenti: la vita esterna e l’interiorità di un soggetto. Richiamando allora il tema della duplicità degli stessi, quelli di Maria, che sono anche gli occhi di una madre, hanno visto prima la nascita e poi la morte di Cristo, due momenti così distanti e diametralmente opposti ma capaci comunque di coesistere negli stessi occhi e nella stessa figura.
Se la vista consegna ad una persona la visione del mondo, lo sguardo consegna al mondo la visione della
persona. Gli occhi, attraverso lo sguardo, sono infatti capaci di trasmettere emozioni, risultando imprescindibili nella comunicazione e arrivando talvolta a conseguire una forza espressiva superiore alle parole. La capacità espressiva dello sguardo di Maria viene evidenziata da mons. Greco, riallacciandosi anche alle parole di Pio XII allorquando diceva che “gli occhi di Maria parlano”. “In essi, nei quali si sostanziano la beatitudine celeste e il dolore della crocifissione di Cristo – ricorda l’autore – bisogna perciò ricercare il messaggio che ci rivolgono”. All’interno del volume si dà quindi spazio ad uno degli eventi più straordinari del mistero mariano: il fenomeno della lacrimazione. Esso, oltre a far incontrare due mondi fondamentalmente differenti come quello della trascendenza e quello della scienza, testimonia il clarissimus exemplum della “parola” di Maria.
Le lacrime che nell’agosto del 1953 solcarono le guance in gesso dell’effige della Madonna rappresentarono allora “un grido” atto a richiamare l’attenzione di tutti gli uomini, dei fedeli e di una chiesa che aveva necessità di divenire “ecclesia reformanda”.
Attraverso il suo sguardo Maria non soltanto comunica ma ci tende la mano per attraversare anche la notte dei momenti più oscuri, illuminandoci il percorso verso la vita eterna. Nella quotidianità costantemente scandita da nuovi ostacoli infatti il rischio è quello di “guardare il mondo con occhi sbagliati”, non comprendendo la realtà che ci circonda, viaggiando senza una “direzione”. Una barca che naviga senza una rotta è una barca che è destinata ad affondare”. In una prospettazione così caotica non c’è alcuna speranza di “armonia” o di “salvezza”. Per questo motivo, bisogna “leggere” lo sguardo di Maria e, come ribadisce mons. Greco, guardare con gli occhi di Maria “perché in tal modo significa ritrovare la speranza e camminare verso Cristo, edificando una chiesa sinodale e una società più solidale”.