Un servizio umile e discreto, come umile e discreta era la sua persona

Nell’introduzione al Messale romano così è scritto: “Esercitano un ufficio liturgico anche: il sacrista, che prepara diligentemente i libri liturgici, le vesti liturgiche e le altre cose che sono necessarie per la celebrazione della Messa…”. Con queste poche parole si può delineare l’identità di tale figura, e certamente ci è offerta la chiave di lettura, la giusta interpretazione del ruolo importante del sacrista in una comunità di fedeli. Un ufficio liturgico, un compito ecclesiale, un ministero vero e proprio e quindi un servizio da svolgere con amore e competenza che sfocia nell’appartenenza a quel mistero d’amore che è la Chiesa, che è l’essere cristiani. L’identità del cristiano, che è quella appunto della somiglianza con il Cristo: il quale è venuto per servire non per essere servito. (Mt20, 28). Per “servire” e “dare la vita” non si vuol intendere solo la morte di croce, ma anche tutto quello che lo ha preceduto.

Vincenzo Giampapa, sacrista della chiesa di Santa Sofia a Sortino, per circa 40 anni, la sua vita l’ha trascorsa e donata interamente alla Parrocchia, iniziando il servizio, fin da piccolino nella vicina chiesa del Carmine. Un servizio umile e discreto, come umile e discreta era la sua persona. Sempre attento e vigilante nelle funzioni religiose, come attento e premuroso nell’accudire amorevolmente i bambini del catechismo la Domenica mattina. Prima, però lungo tempo, a fianco del compianto parroco don Antonino Campagna, e successivamente dell’attuale parroco di Santa Sofia don Enzo Magnano.

Domenica 12 febbraio, alla presenza di parenti e nipoti, dopo la Santa Messa delle ore 10.30, nella Sacrestia della medesima parrocchia, è stata posta e benedetta volutamente accanto a quella di padre Campagna, una immagine che lo ritrae nel momento di maggior sua prestazione: il suono delle campane a mani. Infatti si è detto che dalla sua scomparsa, avvenuta il 15 ottobre 2007, le campane funzionano solamente elettrificate.

Rappresenta al meglio il significato profondo del suo servizio la telefonata dall’Australia della signora Maria Bombaci Mazzotta al nipote Domenico per ringrazialo del dono del libro e relativo cd musicale del prof. Sergio Bonazzinga (Sortino. Suoni, voci, memorie della tradizione. Regione Siciliana, Assessorato dei Beni culturali –  promosso dall’Amministrazione comunale nel 2005): “Grazie, grazie, quando ho ascoltato le campane di santa Sofia mi sono commossa fino alle lacrime, qua non c’è nessuno che suona le campane come Vincenzo”.

In tutto il paese era amato e conosciuto come: Vincenzo “u campanaru o “u saristanu i santa Suffia“. A chi si rivolgeva a lui per un aiuto, e subito dopo lo ringraziava, soleva dire: “Lo facciamo per amore del Signore, di santa Sofia e di tutti i santi”

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