Oggi diamo il via ad una nuova rubrica.

Il suo titolo  “Frammenti di spiritualità. Conosciamo Suor Chiara Di Mauro”  identifica il nostro obiettivo: diffondere la conoscenza e la santità di una nostra concittadina, una mistica vissuta agli inizi del secolo scorso e da molti ricordata con l’appellativo di “monaca santa”.

Saranno pubblicati periodicamente dei brevi articoli che, in maniera cronologica, racconteranno la vita secolare prima e la vita mistica poi di Suor Chiara (al secolo Adelaide Di Mauro).

Racconteremo, dunque, la storia di una donna siracusana, di una mistica, di una Serva di Dio.

 

Un padre Pio al femminile perché, come il frate di Pietrelcina, anche suor Chiara fu fortemente osteggiata da una parte importante del clero locale.

Una Santa Rita dei nostri giorni, perché come santa Rita, condivise l’esperienza del matrimonio e della maternità, prima di restare vedova ed entrare in monastero.

Un’altra santa Lucia per i siracusani perché, così come la nostra Patrona spesso intercede per la sua città, così suor Chiara si è immolata, vittima del Sacro Cuore, per la sua comunità e per il clero tutto.

Nella speranza di aver acceso la curiosità dei nostri lettori, iniziamo subito da quel lontano 5 luglio 1890 quando, in una viuzza di Ortigia, vide la luce la piccola Adelaide Di Mauro.

  1. La figghia spariggia

Adelaide Di Mauro nacque a Siracusa, in via Arianna, l’attuale vicolo I alla Giudecca, da una famiglia benestante; il padre – il cav. Raffaele Di Mauro – era cancelliere presso il tribunale di Siracusa; la mamma invece, la signora Concetta Navanteri, si dedicava alla cura della casa e dei figli. Adelaide fu la primogenita di una numerosa prole; ebbe quattro sorelle e un fratello.

Fin da piccola, Adelaide visse un rapporto quasi simbiotico con il cielo, come se un pezzetto di Paradiso, alla sua nascita, fosse stato lasciato all’interno del suo cuore prima che l’angelo della vita desse origine al pianto di gioia che accompagna la venuta al mondo di ogni bambino.

Ebbe la prima apparizione di Gesù all’età di due anni. Ancora troppo piccola per comprendere pienamente il disegno che in lei si stava tracciando, Adelaide si inginocchiò istintivamente dinanzi a quella figura,  chiedendogli chi fosse e il Signore le rispose: «Sono il tuo Gesù, la strinse a sé e la baciò».

Anche la Madonna spesso faceva visita alla piccola Adelaide e lei ebbe il privilegio di vivere un rapporto speciale, intimo, con la Mamma del Cielo, giocando spesso con Lei, nascondendosi tra i suoi lunghi capelli.

Invece di stare in cortile con i suoi coetanei, la piccola Adelaide preferiva trascorrere ore intere in compagnia di Gesù e di Maria, quasi dei baby-sitter ante litteram discesi direttamente dal cielo.

La diversità della bambina era così palese che sua madre la definiva la figghia spariggia che in siciliano significa “figlia diversa” e si meravigliava del fatto che la piccola non rispondesse mai ai rimproveri o ai soprusi.

Le apparizioni prodigiose che accompagnarono Adelaide fin dall’infanzia continuarono a manifestarsi nei momenti più diversi della sua vita. Verso i cinque anni, recandosi a scuola, riferì alle compagne, di vedere accanto a sé un bambino che le diceva di non trovare anima più bella della sua; Adelaide gli chiedeva perché non fosse accompagnato dalla sua mamma e lui rispondeva che usciva di casa solo per lei; giunti a scuola questi spariva. Nessuno, all’infuori di Adelaide, vide né sentì tale presenza e questo contribuì ad alimentare la convinzione che lei fosse una visionaria.

La presenza di Gesù nella vita di Adelaide fu costante, discreta, intima: alla piccola Adelaide, Lui si mostrò come uguale a lei, come un piccolo compagno; e così accadde nella sua giovinezza; quando però fu matura per comprendere il grande messaggio che era destinata a ricevere e a divulgare, Gesù si svelò pienamente, rendendola partecipe anche delle sue sofferenze e della sua Gloria.

A cura di Marilena Mangiafico

1 – Continua

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