«Tu ami tutte le creature, o Signore»

«Tu ami tutte le creature, o Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento, e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio» (cf Sapienza 11,24.23.26).
La prima parola dell’Antifona d’Ingresso della Messa di oggi è una voce del verbo “amare”, che ha Dio per soggetto e l’intero creato per oggetto, e ci pone immediatamente dinanzi all’icona del Signore eternamente compassionevole e immensamente innamorato dell’umanità: Colui che la liturgia bizantina invoca costantemente come l’unico vero “Filàntropo”.
La Quaresima, dunque, inizia con una contemplazione, piena di commosso stupore e di incantata meraviglia, dell’amore universale e infinito di Dio per ogni sua creatura: un amore incapace di disprezzo, un amore paziente e clemente, che trasfigura le ferite del peccato in fiduciosa attesa di un sincero ritorno, che sa perdonare perché è un amore divino.
La liturgia ci suggerisce così di guardare al tempo “forte” della Quaresima dalla prospettiva di una sovrabbondanza d’amore, gratuitamente ricevuto in dono da Dio.
La Parola di Dio, abbondantemente elargita al popolo fedele in questo periodo di così grande e profonda intensità spirituale, ci indica un sicuro programma per questi quaranta giorni di «cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male» (dall’Orazione Colletta del Mercoledì delle Ceneri).
L’amore divino che abbiamo riconosciuto non può non suscitare in noi una risposta d’amore adeguata, esigente e ineludibile.
La Quaresima è una rinnovata opportunità per una decisa conversione, certamente fondata più sulla fiducia nella misericordia del Padre che sull’affidabilità dei nostri propositi: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male» (Gioele 2,12-13).
La Quaresima è un tempo di sincero pentimento e vera penitenza, conseguente alla presa di coscienza onesta, umile, adulta e matura di chi non teme di mettersi in discussione, ammette la propria imperfezione e sa chiedere scusa: «sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Salmo 50/51,5).
La Quaresima è un tempo di intensa preghiera, di ardente carità, di liberante digiuno da tutto ciò che ostacola il nostro amore esclusivo per Dio.
«L’austero simbolo delle ceneri» (dall’Orazione del Rito delle Sacre Ceneri) è poi di impatto fortemente suggestivo: il primordiale richiamo biblico al quale esso richiama è «polvere sei e polvere tornerai» (Genesi 3,19), ma non è l’unico.
È opportuno valorizzare almeno altre tre reminiscenze non meno significative, che illuminano rispettivamente i tre volti quaresimali della preghiera, della penitenza e della riconciliazione: una è l’audace intercessione di Abramo, che non rinuncia a implorare misericordia per i peccatori, pur ammettendo di essere «polvere e cenere» (Genesi 18,27); un’altra è nel poetico dialogo finale di Giobbe, che dopo l’ineffabile esperienza mistica della rivelazione divina si risolve con un «mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere» (Giobbe 42,6); un’altra ancora è il monito a sperare nella misericordia di Dio, «perché Egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere» (Salmo 102/103,14).

  • Immagine in evidenza: strar trail su Vendicari-la Tonnara, archivio Cammino/ormefoto
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