Volgendo lo sguardo ai Vescovi che hanno governato la diocesi di Siracusa dal 1900 ad oggi, scopriamo una grande varietà di carismi e di impronte pastorali lasciate nella storia. Ognuno con il suo carisma. Ognuno con il suo impegno di “santificare, insegnare e governare” la Chiesa (cfr LG 20). Ognuno con il suo magistero. Ognuno con la sua forza profetica. La dimensione profetica è propria di colui che parla a nome di Dio, colui che ha un messaggio di salvezza da comunicare agli uomini, colui che incide nella società del suo tempo denunciandone le derive e indicando una meta di redenzione, colui che dà la sua testimonianza di fede e conferma nella fede il popolo di Dio.

Anzitutto gli Arcivescovi Luigi Bignami (1905-1919), Giacomo Carabelli (1921-1932) e Ettore Baranzini (1933-1968), nati rispettivamente a Milano, a Carnago (Varese) e ad Angera (Varese), pur essendo portatori di una cultura diversa dalla nostra, seppero capire a fondo le esigenze spirituali, pastorali e sociali della nostra terra siciliana e incarnarono il loro impegno pastorale con grande lucidità e lungimiranza. Personalmente conservo con venerazione la memoria di Mons. Baranzini, la sua amabilità, la sua signorilità, la sua carità, la sua profonda dimensione paterna. Egli è stato il “Vescovo della Madonnina”: la sua opera di evangelizzazione è stata legata, dal 1953, alla grazia speciale della lacrimazione della Madonna a Siracusa.

Mons. Giuseppe Bonfiglioli (1968-1973) scelse come motto del suo episcopato “In bonitate servire”. Concepì il suo impegno di Pastore come servizio: servizio animato dalla bontà d’animo, dal tratto delicato, dalla parola illuminata e amorevole. Fu efficace interlocutore e guida responsabile nei tempi della contestazione culturale, sociale ed ecclesiale.

Mons. Calogero Lauricella (1973-1989) fu un Vescovo siciliano: nato a Ravanusa (Agrigento). Il suo motto episcopale fu “Unus panis, unum corpus, multi sumus”. Il suo primario impegno pastorale fu quello di costruire l’unità in una situazione di disgregazione: unità ecclesiale fondata sulla unità di fede nel Corpo mistico di Cristo. E’ stato un Vescovo che ha unito in se stesso la dimensione contemplativa all’impegno attivo di evangelizzazione; ha unito la “sapientia vitae” alla “sapientia Crucis”.

Mons. Giuseppe Costanzo (1989-2008), iniziando il suo ministero episcopale, ha comunicato subito l’idea centrale che la cosa più importante nella vita cristiana è la Parola di Dio: una delle iniziative che ne rivelò il senso fu la “Scuola della Parola”. Tutto il suo magistero episcopale è stato animato dall’amore alla Parola del Signore. Questo è stato un salto di qualità nel cammino ecclesiale verso la maturità. Ha affrontato con vigore e con determinazione il difficilissimo tempo della ricostruzione dopo il terremoto del 1990. Si è impegnato vivamente nella costruzione del Santuario della Madonna delle Lacrime. Subito dopo ha ottenuto la Visita Pastorale a Siracusa del Papa San Giovanni Paolo II, il quale ha consacrato il Santuario e ha comunicato al mondo un intenso messaggio di salvezza. È stato, questo, un tempo di grazia, che ha rivelato Siracusa come diocesi mariana.

Mons. Salvatore Pappalardo (2008-2020) ha avuto, come cardine del suo magistero, il mistero pasquale della Morte e Risurrezione di Cristo. In relazione a questo nucleo essenziale della sua evangelizzazione, ha profuso il suo impegno in merito alla Liturgia. Come ci dice l’Apocalisse, la Liturgia celebrata da noi nel pellegrinaggio terreno è lo specchio della Liturgia celeste.

Mons. Francesco Lomanto (2020) ha iniziato adesso il suo ministero episcopale. Qual è l’idea centrale che ha comunicato in questi giorni? Posso dare una risposta personale: poiché io mi son dovuto assentare nel giorno in cui era prevista la Concelebrazione con il nuovo Arcivescovo in Cattedrale, successivamente ho ricevuto una gradita e amabile telefonata dall’Arcivescovo. Questo mi dà un’idea che ricavo dal Vangelo di Giovanni, il quale mette in bocca a Gesù questa parola: “Questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato” (Gv 6,39). Il nuovo Arcivescovo ha comunicato l’idea che non vuole perdere niente e nessuno di coloro che il Signore ha affidato alla sua cura pastorale.

Questi sono gli ultimi Vescovi di Siracusa, di cui conserviamo la memoria. Custodiamo anche la memoria della origine apostolica della nostra Chiesa, la memoria del glorioso passato, della storia tormentata che ha connotato molte vicende, della sofferenza e della forza combattiva contro le “porte degli inferi”, della vittoria della Croce.

Questa memoria ci consente di guardare con fiducia il futuro della nostra Chiesa. Serve recuperare il passato perché senza memoria non c’è futuro. È necessario recuperarlo perché negli ultimi tempi si è gradualmente perduta la memoria storica e culturale della nostra Chiesa.

Forti di una nuova consapevolezza, possiamo camminare animati dalla speranza: una speranza creativa.

  • Pubblicato nella edizione tipografica del 20 novembre 2020
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